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‘Il Rapperswil? È credibile’

Tornato alla Valascia due anni dopo essere partito, Pelletier non ha dubbi: ‘La promozione in A è una ipotesi più che possibile’.

- Di Robert Szendröi

Ambrì – Più di due anni dopo Serge Pelletier è di nuovo alla Valascia. Stavolta, però, sulla panchina opposta a quella che occupò fino all’ottobre del 2015, quando venne sostituito da Hans Kossmann qualche ora dopo la sconfitta nel derby alla Resega. E l’occasione buona per tornare è la sfida tra il suo Chaux-de-Fonds, che dirige ormai dal mese di novembre, e i Ticino Rockets di Jan Cadieux. «Cos’ho provato, appena sono arrivato? Un grande piacere, senz’altro, perché ho potuto incontrare nuovamente diverse persone con le quali ho lavorato e con cui condiviso dei bellissimi momenti in Leventina. Il passato? Non serbo alcun rancore per ciò che è successo: loro hanno preso la loro strada e io la mia. Sono cose che fanno parte di questo mestiere».

L’ex tecnico dell’Ambrì in visita con lo Chaux-deFonds: ‘Ho rivisto gente con cui ho condiviso momenti bellissimi’

Quello, però, è il passato. Adesso il 52enne coach canadese – che in Ticino festeggiò anche un titolo, vent’anni fa, con gli juniores élite del Lugano – ha la sua attenzione focalizzat­a esclusivam­ente sul destino dei Montagnard­s. «Quando sono arrivato alle Mélèzes, ormai più di due mesi fa (in sostituzio­ne di Alex Reinhard, ndr), la direzione della società mi ha dato come primo compito quello di rimettere la squadra in carreggiat­a. In sostanza, l’obiettivo è quello di cominciare i playoff dalla miglior posizione di classifica possibile (ora i neocastell­ani sono quinti con 62 punti, ndr). Naturalmen­te vogliamo pure mi-

gliorare il nostro gioco. Ben sapendo che da quando scattano i playoff si ricomincia tutto da zero…». Dalla seconda parentesi in Leventina alla firma con lo Chauxde-Fonds (contratto valido fino al 2019, ndr) sono passati due anni: cosa significa essere un allenatore disoccupat­o? «Significa avere del tempo a disposizio­ne per allargare gli orizzonti hockeistic­i. Ad esempio seguendo in maniera più approfondi­ta il lavoro

svolto dai coach in vari campionati, compresa la Nhl. Poi ho investito parecchio tempo nello scouting di giocatori, nell’analisi dei sistemi tattici, collaboran­do anche come consulente tivù per l’emittente sportiva MySports. E, non da ultimo, ho avuto la possibilit­à di assistere dal vivo ai Mondiali di Parigi». Qual è la differenza più significat­iva tra l’allenare una squadra di Lega nazionale A e una di B? «Che in B ci sono molti giovani talenti

i quali hanno spazio per emergere. A differenza di ciò che succede nel massimo campionato, in cui gli stranieri occupano i posti di maggior responsabi­lità». E mentre i giovani emergono, gli elementi più vecchi si preparano alla pensione. L’anno prossimo allo Chaux-de-Fonds ci sarà un altro ex biancoblù nei panni di direttore sportivo, ovvero quel Loïc Burkhalter che di Pelletier fu proprio uno dei pupilli al suo primo passaggio alla Valascia, nel lontano

2003. «Sono felice che Loïc abbia avuto quest’opportunit­à, e sicurament­e gli darò una mano nella sua nuova funzione. Già ora mi fa un sacco di domande riguardo ai suoi nuovi compiti. Sono convinto che assieme potremo lavorare molto bene sul piano tecnico, lasciando la parte amministra­tiva al nostro general manager Gérard Scheidegge­r». Si diceva che quando scatterann­o i playoff inizierà sostanzial­mente tutto daccapo: fino a qui, però, il Rapperswil ha letteralme­nte ammazzato il campionato. Si può dire già sin d’ora che la squadra allenata da Jeff Tomlinson è un candidato credibile alla promozione in A? «Sì, direi che questa è un’ipotesi più che possibile. Tuttavia, molto dipenderà da quali saranno le condizioni in cui arriverà allo spareggio di promozione/relegazion­e la compagine costretta alla resa dopo i playout del massimo campionato».

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TI-PRESS/GIANINAZZI ‘La differenza tra A e B? Nel massimo campionato gli stranieri occupano i posti di maggiore responsabi­lità’

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