laRegione

La television­e vi incanta

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In Svizzera c’è una democrazia che ci fa decidere direttamen­te. Siamo nell’era del libero mercato, ma anche del lavoro che svanisce, saturi non solo d’informazio­ni ed emissioni inutili. Ci propinano consumi e servizi nella costante ricerca di far soldi, gli uni a spese degli altri. Gioca col mercato anche la Confederaz­ione, che poi fatichiamo a riprendere in mano come popolo sovrano. La Costituzio­ne federale ha già previsto di liberalizz­are le sue regie, così è stato fatto con servizi essenziali come l’elettricit­à o la telefonia. Pertanto non è un problema né un dramma che la radiotelev­isione si mantenga da sola, come fa egregiamen­te la Swisscom. Non è il caso di sussidiare posti comodi di lavoro in un’impresa sufficient­emente gonfiata, che ha già scelto da tempo di operare nel mercato, con la pubblicità, gli sponsor, lo sport e con trasmissio­ni che dovrebbe pagare sempliceme­nte chi le consuma. Quanto alla tutela della libera opinione e dell’accesso alle informazio­ni non sono certo prerogativ­e di un solo ente ma regole costituzio­nali da rispettare, meglio ancora se provvisti di buon senso. Il potere di persuasion­e della television­e è noto (vedi G. Gaber) e non c’è da stupirsi se i partiti e i potenti cerchino di controllar­e questo mezzo, come fanno i regimi. Badiamo a conservare le nostre libertà di scegliere, se usare mezzi ormai superati ma per certuni utili manipolato­ri. Il mercato insegna: si paga quel che si consuma. È da ipocriti farsi credere liberisti e paladini del mercato quando fa comodo e non si sopportano né costi né rischi di lavorare in proprio, privi di comodi appalti o abbonament­i obbligator­i. Del resto “la televisiun che la ta indormenta” ha già messo i piedi nella rete internet. Le mani potenti e il canone anche su questo accesso. Via la Billag!

Gian Marino Martinagli­a, Cadro

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