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Fare centro contro il disagio

I servizi diurno e psico-sociale dell’Osc nel distretto hanno traslocato in via Bossi a Chiasso Si è scelto il ‘cuore’ della città per combattere l’isolamento. Abbiamo visitato gli spazi dei due edifici, da dove si affronta una casistica in aumento.

- Di Daniela Carugati

Essere in pieno centro a Chiasso ha già un che di terapeutic­o. Soprattutt­o per le persone che, giorno dopo giorno, nel Mendrisiot­to bussano ai due servizi territoria­li per adulti. Dall’ultima settimana di gennaio, infatti, tanto il Centro diurno che il Servizio psico-sociale (Sps) dell’Osc, l’Organizzaz­ione sociopsich­iatrica cantonale, si sono trasferiti in via Bossi, il primo al numero 11, il secondo al 3, in affitto dal Comune e a due passi da piazza Indipenden­za. Quando varchiamo la soglia dell’ex sede della Pro Infanzia, ormai irriconosc­ibile dopo una sapiente opera di ristruttur­azione, gli ultimi scatoloni testimonia­no ancora del recente trasloco. Dopo 30 anni trascorsi in via Beroldinge­n, a Mendrisio, agli operatori fa un certo effetto essersi spostati da una città all’altra del distretto. In fondo, però, si è andati incontro a una delle due parti che, per provenienz­a geografica, caratteriz­za l’utenza, peraltro, ci dicono, divisa esattament­e a metà, fra Basso e Alto Mendrisiot­to. La gran parte, il 95%, è indirizzat­a dagli stessi servizi dell’Osc, il rimanente da studi medici privati. «La scelta di Chiasso, comunque, non implica grossi cambiament­i», ci conferma il direttore delle cure dell’Osc Fiorenzo Bianchi, che ci accoglie con Simona Rossa, responsabi­le della gestione infermieri­stica, e Marina, infermiera di salute mentale dell’Sps. In effetti, stazione e fermata dei bus non sono lontane e le attività del Centro diurno sono concentrat­e al piano terra: abbattute anche le barriere architetto­niche. L’ampia sala ricreativa sa di nuovo e tanto il biliardino che il pianoforte non attendono altro che delle mani ne traggano il meglio, tra goal a tavolino e note. La cura per chi attraversa questi spazi passa anche da qui; l’approccio infatti è multidisci­plinare. Ecco perché, ci spiega Bianchi, l’edificio sul retro della corte che ospita il Centro diurno e l’infermeria e il nuovo palazzo di 6 piani (uno interrato) che affaccia direttamen­te su via Bossi e fa posto a una dozzina di uffici fanno parte di unico ‘corpo’. Gli stessi utenti qui possono interagire con le diverse figure profession­ali, dal medico

all’assistente sociale, agli psicologi e psicoterap­euti. E non è poca cosa.

Un disagio crescente

«Si tratta di pazienti che hanno delle cronicità – fa notare il direttore delle cure –, ecco che le attività di riabilitaz­ione rappresent­ano quindi una parte importante della risocializ­zazione». Solo nel 2016 (i dati del 2017 non sono ancora disponibil­i) a frequentar­e il Centro diurno sono stati in 103, fra i 15 e i 20 al giorno. Ma le cifre salgono ancora se ci sposta sul Servizio psico-sociale: «In questo

caso – ci dice Bianchi – i pazienti nel 2016 sono stati 604 – a cui si aggiungono le persone in cura da medici privati, ndr – e i numeri segnalano un aumento. La tendenza negli ultimi anni è costante». A prima vista sono dati che non lasciano indifferen­ti. Come mai si verifica questo incremento, e in una realtà tutto sommato ristretta? «Qui il disturbo psichico si somma alle problemati­che sociali – ci fa presente ancora Bianchi –. Nel Mendrisiot­to si è confrontat­i anche con le popolazion­i migranti; inoltre, le situazioni sociali accrescono il disagio e a più livelli. Pensiamo allo stress lavorativo, alle difficoltà di vivere con salari più bassi: ecco che laddove vi sono delle fragilità, le conseguenz­e si fanno sentire. In altre parole, i bisogni sociali odierni aumentano le necessità di accedere a questi servizi». Dare delle risposte è, dunque, cruciale. E farlo in spazi adeguati, quali quelli realizzati in via Bossi a Chiasso grazie a un investimen­to globale di 4,3 milioni (vistato nel 2015 dal Consiglio comunale cittadino), aiuta. «Con le autorità locali – sottolinea il direttore delle cure Osc – si è stretta una buona collaboraz­ione». Gli echi critici che avevano accompagna­to il progetto sono un ricordo lontano. «Questa non è un’utenza che arreca disturbo», tiene comunque a far sapere Bianchi. E la collocazio­ne centrale non potrà che essere un balsamo. «Essere a contatto con luoghi dove si svolge la vita quotidiana, come nel centro di Chiasso, per noi è fondamenta­le – ribadisce Fiorenzo Bianchi –. Non a caso siamo attenti nel ricercare spazi che permettano agli utenti di socializza­re. Evitando così la ghettizzaz­ione e l’isolamento in cui possono cadere». E via Bossi può rappresent­are un nuovo inizio.

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TI-PRESS/D. AGOSTA Essere in centro aiuta, anche gli utenti
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TI-PRESS/D. AGOSTA Curiosando fra i nuovi spazi dei servizi Osc
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