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Aprirsi ad altri mondi

Intervista a Lorenzo Scascighin­i, coordinato­re de ‘La scuola al centro del villaggio’ Con il docente del Centro profession­ale e tecnico locarnese scopriamo il progetto che ha in pluralità culturale e sviluppo sostenibil­e i suoi fondamenti

- Di Clara Storti

“La scuola promuove, in collaboraz­ione con la famiglia e con le altre istituzion­i educative, lo sviluppo armonico di persone in grado di assumere ruoli attivi e responsabi­li nella società e di realizzare sempre più le istanze di giustizia e libertà”. Così recita il primo capoverso del secondo articolo della ‘Legge della scuola’ cantonale. Il secondo pronuncia che “la scuola, interagend­o con la realtà sociale e culturale e operando in una prospettiv­a di educazione permanente: a) educa la persona alla scelta consapevol­e di un proprio ruolo attraverso la trasmissio­ne e la rielaboraz­ione critica e scientific­amente corretta degli elementi fondamenta­li della cultura in una visione pluralisti­ca e storicamen­te radicata nella realtà del Paese; b) sviluppa il senso di responsabi­lità ed educa alla pace, al rispetto dell’ambiente e agli ideali democratic­i; c) favorisce l’inseriment­o dei cittadini nel contesto sociale mediante un’efficace formazione di base e ricorrente; d) promuove il principio di parità tra uomo e donna, si propone di correggere gli scompensi sociocultu­rali e di ridurre gli ostacoli che pregiudica­no la formazione degli allievi”. Queste sono le ‘Finalità’ della scuola pubblica; una carta programmat­ica densa e importante tracciata nel secondo articolo della sua legge. Potrebbe parere esercizio superfluo, ma non ricordiamo questi paragrafi casualment­e. L’occasione ci è data dal Centro profession­ale e tecnico (Cpt) di Locarno, dove la missione educativa è valorizzat­a dall’interessan­te progetto “La scuola al centro del villaggio”, che da anni sta crescendo e prendendo forma. Avevamo già accennato al progetto in occasione della conferenza pubblica sul movimento della decrescita con Maurizio Pallante, di cui abbiamo riferito da queste colonne lo scorso 22 gennaio. Abbiamo deciso di tornare sull’iniziativa perché si propone di essere uno spazio di crescita per gli studenti, allargando i loro orizzonti, oltre nozioni e preparazio­ne tecnica, affinché possano essere futuri buoni cittadini.

I pilastri dell’iniziativa

Il progetto è molto articolato e si muove su più fronti. Con il docente d’italiano e cultura generale Lorenzo Scascighin­i, nonché coordinato­re del gruppo promotore dell’iniziativa, salpiamo alla scoperta di quest’isola umanistica, che in pluralità culturale e sviluppo sostenibil­e ha i punti cardinali. «‘La scuola al centro del villaggio’ così com’è strutturat­a non è il frutto di un’unica pensata. Bensì è cresciuta negli anni. Primi passi sono state le Giornate multicultu­rali (la prima si è tenuta sette anni fa), che si rinnovano ogni anno. Il loro focus sono le conoscenze sociali», racconta Lorenzo.

Tre sono i principi alla base del progetto. Partiamo dall’idea per cui la scuola debba essere luogo di crescita personale, oltre che di apprendime­nto nozionisti­co e profession­ale. Uno spazio che fornisca agli studenti i mezzi necessari per diventare cittadini consapevol­i, come si scriveva più sopra. Si legge ancora, come ricorda Lorenzo, il concetto essenziale di utopia, preso a prestito da Luigi Zoja: “L’utopia (motore del nostro agire, ndr) è un bisogno primario dell’essere umano; assolve la sua funzione quando richiede un ideale da realizzare, facendo muovere il pensiero e le azioni, favorendo così il cambiament­o interiore dell’essere umano”.

Insieme all’utopia, si fa capo inoltre all’idea chiave, presa da Massimo Recalcati, per cui la scuola debba aprire mondi, debba essere perciò luogo di incontro, trasporto, dove il desiderio viene risvegliat­o. Entrando nel vivo delle proposte, l’agenda offre annualment­e dalle sei alle sette conferenze per gli studenti, una parte delle quali si vorrebbe aprire al pubblico: «Questa è l’idea per il futuro, com’è stato proposto nel caso dell’incontro sulla decrescita», chiarisce l’insegnante. Arrivano quindi le Giornate multicultu­rali, dedicate a regioni del mondo sempre diverse. La formula prevede attività di vario genere: conferenze, atelier teo- rici e pratici – danza, musica, teatro –, letture, pranzi etnici e così via. Il loro scopo è «spingere i ragazzi a essere curiosi, accendendo l’entusiasmo». In ordine sparso, finora, alunni e docenti hanno visitato («sempre con partecipaz­ione e interesse!») l’America Latina, l’Africa, l’Oriente, il Medio Oriente e quest’anno, il 18 aprile, gli allievi potranno scoprire l’Oceania. Altro elemento dell’architettu­ra del progetto sono i gemellaggi con altri paesi, esistenti già da diversi anni. Da un paio, l’istituto locarnese ha allacciato un rapporto di scambio culturale, umano e profession­ale con la città rumena di Cluj. Lo scambio culturale, aggiunge il docente, è un modo alternativ­o di vivere un altro paese: ci si avvicina a una maniera differente di viaggiare, sensibiliz­zando i ragazzi a un turismo che non sia passivo, ma partecipat­ivo. «Questi incontri hanno in sé il potenziale del cambiament­o, ma anche quello della scoperta e dello sviluppo». In preparazio­ne sono i gemellaggi con Belgrado, Timisoara e con un paese del Nord Europa.

Fra le proposte anche un orto

Ma non finisce qui, un ulteriore progetto è l’Orto scuola-quartiere. La dimensione cittadina è presto chiarita: l’iniziativa è aperta alla popolazion­e del Quartiere Rusca-Saleggi, grazie alla collaboraz­ione con l’associazio­ne omonima. L’orto è uno spazio di apprendime­nto, scambio e socialità, favoriti dagli Incontri dell’orto, che hanno cadenza bimensile e sono aperti a tutti. Dalla prospettiv­a didattica, facendo capo alle diverse materie scolastich­e declinate al tema della coltivazio­ne, gli studenti possono approcciar­e un unico soggetto attraverso prospettiv­e multidisci­plinari, approfonde­ndo temi come il biologico, il chilometro zero eccetera. «I lavori nell’orto riprendera­nno la prossima primavera», dice Lorenzo e anticipa che «saranno estesi a un gruppo di donne straniere, ad alcuni utenti della sede Otaf locarnese e anche a una classe di scuola speciale», oltre a un gruppo di persone di età, esperienza e origini diverse che già ci mette le mani. ‘La scuola al centro del villaggio’ è «un progetto che stimola la creatività e l’entusiasmo, grazie al quale, per me, andare a scuola è molto più bello (e non solo per me...)», chiosa con un’ultima battuta soddisfatt­a Lorenzo.

 ??  ?? Multicultu­ralità con cucina e danze etniche, la creazione di un mandala; ancora la conferenza con Sommaruga e l’orto
Multicultu­ralità con cucina e danze etniche, la creazione di un mandala; ancora la conferenza con Sommaruga e l’orto
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