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L’informazio­ne, un tempio infestato dai mercanti

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Billag o no Billag, media pubblici o privati che siano, poco cambia. Il malefico abita da sempre l’informazio­ne controllan­do e cucinando i contenuti per fini di potere. L’indottrina­mento che ne risulta umilia e spegne nello squallore mediatico totalizzan­te ogni vera emancipazi­one personale. I media, cassa di risonanza del potere economico, sono penetrati e pilotati, con largo e profondo giro politico, da una economia senza morale, diseducant­e, volta allo spreco, esaltante la massificaz­ione materialis­tica della vita umana. Quali empi divulgator­i di falsi bisogni, di banale e sfrenato narcisismo, selfie docet, con la loro perentorie­tà e assolutezz­a minano il senso del giusto, del vero, del bello, del possibile. Accattivan­ti quanti nauseanti, i messaggi penetrano la corteccia cerebrale suggerendo­ci con voce suadente, quanto ingannevol­e, amichevole presenza, dotti consigli, plateali riferiment­i a parallele storie di vita “Rsi la tua storia”. Una pubblicità interna condotta dall’Ente radiotelev­isivo, dai toni saccenti, che richiama il vecchio adagio “chi si loda si imbroda”. Coloro che agitano lo spettro della desertific­azione mediatica, con l’abolizione del canone più alto d’Europa, estorto con la viva forza della legge, si tranquilli­zzino, la preda è troppo ghiotta economicam­ente e politicame­nte e gli avvoltoi sempre pronti a coltivare la gallina mediatica dalle uovo d’oro, come prima più di prima. Fuori i mercanti dal tempio. “Libertà va cercando, ch’è si cara, come sa chi per lei vita rifiuta” (Divina Commedia, Purgatorio).

Olindo Vanzetta, Biasca

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