Una riforma ad alto rischio
La legge sulle Pc arriva al Nazionale. Kuert (Travail.Suisse): con troppi tagli più persone in assistenza
Le prestazioni complementari pagano anzitutto il prezzo dei risparmi nell’Ai, spiega l’esperto. ‘La politica non fa abbastanza per evitare soggiorni in istituto’.
“Ottimizzare” il sistema, eliminare gli incentivi indesiderati, mantenendo invariato il livello delle prestazioni e preservando meglio il capitale di risparmio della parte obbligatoria del 2o pilastro. Questi gli obiettivi della riforma delle prestazioni complementari (Pc, cfr. infografica) con la quale il Consiglio federale intende ridurre le spese di circa 300 milioni annui. Il Consiglio degli Stati lo scorso anno ha ridotto di 50 milioni circa i risparmi previsti (i Cantoni, dal canto loro, ne dovrebbero risparmiare 123 in più). Il dossier arriva a metà marzo sui banchi del Nazionale. Il punto con Matthias Kuert, responsabile del dossier politica sociale a Travail.Suisse, organizzazione sindacale mantello che fa parte dell’‘Alleanza Pc’, costituitasi allo scopo di lottare “contro le misure di risparmio e lo smantellamento radicale” in quest’ambito.
Le spese delle Pc (4,9 miliardi di franchi nel 2016) sono più che raddoppiate negli ultimi vent’anni, e non cessano di crescere. Perché?
La crescita è dovuta essenzialmente a fattori esterni. Prendiamo l’assicurazione invalidità (Ai). Nel corso degli anni si è passati di riforma in riforma: la pressione finanziaria sui beneficiari di rendite Ai si è fatta man mano più forte. La conseguenza: molti non riescono più a vivere della sola rendita, devono perciò far capo alle Pc. Oggi queste permettono a quasi la metà dei beneficiari di una rendita Ai di finanziare il loro sostentamento. Ma la tendenza è all’aumento, e ciò farà lievitare le spese delle Pc.
Il problema sono soltanto i tagli nell’Ai. O c’è dell’altro?
Altri fattori entrano in gioco. Ad esempio: i disoccupati ‘anziani’ che non ritrovano un posto di lavoro fino al momento del pensionamento non ricevono una rendita di cassa pensione, ma solo una liquidazione in capitale. Ciò accresce in prospettiva il bisogno di far capo alle Pc. Anche chi ha dei ‘buchi’ nella vita lavorativa, chi è spesso disoccupato, più tardi sarà maggiormente dipendente dalle prestazioni complementari. Lo stesso vale per chi sperimenta rotture nella vita famigliare, come i divorzi. Infine, anche l’evoluzione demografica svolge un ruolo: più sono le persone in età Avs, più sono coloro che percepiranno le Pc.
Se la crescita delle spese è dettata essenzialmente da fattori esogeni, vuol dire che all’interno delle stesse Pc non esiste un grande margine di risparmio. A meno di voler ridurre il livello delle prestazioni. Cosa capiterebbe in questo caso?
Le Pc hanno il compito di rendere possibile una vecchiaia o un’esistenza con un andicap in condizioni dignitose. Questo implica il diritto a un fabbisogno vitale, senza se e senza ma. Se ora si risparmia in maniera decisa sulle Pc, molte persone saranno a lungo dipendenti dall’aiuto sociale. E questo non ha più molto a che vedere con una vecchiaia dignitosa. Al contrario, la povertà tra gli anziani – che si è potuta contenere grazie alle Pc – verrebbe alimentata.
I costi elevati dei soggiorni in istituto sono tra i principali ‘motori’ dell’aumento delle spese delle Pc. Cosa si potrebbe fare in quest’ambito?
Le persone vogliono restare a casa il più a lungo possibile. E anche la politica lo vuole, perché è la soluzione che costa meno. Ma non si fa abbastanza. I Cantoni pagano ogni anno oltre 2 miliardi di franchi per ‘costi supplementari legati a soggiorni in istituto’. Oggi una parte dei beneficiari di Pc vengono spinti ad entrare in un istituto o in una casa di cura, perché le Pc non finanziano a sufficienza la vita a casa. Le cose devono cambiare. Servono maggiori investimenti se si vogliono evitare cari soggiorni in istituto. Le Pc dovrebbero ad esempio risarcire meglio prestazioni di accompagnamento e mezzi ausiliari che facilitano la vita al proprio domicilio. Dovrebbero inoltre finanziare in maggior misura forme di alloggio alternative a casa e istituto. In quest’ambito servono investimenti comuni di Confederazione e Cantoni.