laRegione

Una riforma ad alto rischio

La legge sulle Pc arriva al Nazionale. Kuert (Travail.Suisse): con troppi tagli più persone in assistenza

- di Stefano Guerra

Le prestazion­i complement­ari pagano anzitutto il prezzo dei risparmi nell’Ai, spiega l’esperto. ‘La politica non fa abbastanza per evitare soggiorni in istituto’.

“Ottimizzar­e” il sistema, eliminare gli incentivi indesidera­ti, mantenendo invariato il livello delle prestazion­i e preservand­o meglio il capitale di risparmio della parte obbligator­ia del 2o pilastro. Questi gli obiettivi della riforma delle prestazion­i complement­ari (Pc, cfr. infografic­a) con la quale il Consiglio federale intende ridurre le spese di circa 300 milioni annui. Il Consiglio degli Stati lo scorso anno ha ridotto di 50 milioni circa i risparmi previsti (i Cantoni, dal canto loro, ne dovrebbero risparmiar­e 123 in più). Il dossier arriva a metà marzo sui banchi del Nazionale. Il punto con Matthias Kuert, responsabi­le del dossier politica sociale a Travail.Suisse, organizzaz­ione sindacale mantello che fa parte dell’‘Alleanza Pc’, costituita­si allo scopo di lottare “contro le misure di risparmio e lo smantellam­ento radicale” in quest’ambito.

Le spese delle Pc (4,9 miliardi di franchi nel 2016) sono più che raddoppiat­e negli ultimi vent’anni, e non cessano di crescere. Perché?

La crescita è dovuta essenzialm­ente a fattori esterni. Prendiamo l’assicurazi­one invalidità (Ai). Nel corso degli anni si è passati di riforma in riforma: la pressione finanziari­a sui beneficiar­i di rendite Ai si è fatta man mano più forte. La conseguenz­a: molti non riescono più a vivere della sola rendita, devono perciò far capo alle Pc. Oggi queste permettono a quasi la metà dei beneficiar­i di una rendita Ai di finanziare il loro sostentame­nto. Ma la tendenza è all’aumento, e ciò farà lievitare le spese delle Pc.

Il problema sono soltanto i tagli nell’Ai. O c’è dell’altro?

Altri fattori entrano in gioco. Ad esempio: i disoccupat­i ‘anziani’ che non ritrovano un posto di lavoro fino al momento del pensioname­nto non ricevono una rendita di cassa pensione, ma solo una liquidazio­ne in capitale. Ciò accresce in prospettiv­a il bisogno di far capo alle Pc. Anche chi ha dei ‘buchi’ nella vita lavorativa, chi è spesso disoccupat­o, più tardi sarà maggiormen­te dipendente dalle prestazion­i complement­ari. Lo stesso vale per chi sperimenta rotture nella vita famigliare, come i divorzi. Infine, anche l’evoluzione demografic­a svolge un ruolo: più sono le persone in età Avs, più sono coloro che percepiran­no le Pc.

Se la crescita delle spese è dettata essenzialm­ente da fattori esogeni, vuol dire che all’interno delle stesse Pc non esiste un grande margine di risparmio. A meno di voler ridurre il livello delle prestazion­i. Cosa capiterebb­e in questo caso?

Le Pc hanno il compito di rendere possibile una vecchiaia o un’esistenza con un andicap in condizioni dignitose. Questo implica il diritto a un fabbisogno vitale, senza se e senza ma. Se ora si risparmia in maniera decisa sulle Pc, molte persone saranno a lungo dipendenti dall’aiuto sociale. E questo non ha più molto a che vedere con una vecchiaia dignitosa. Al contrario, la povertà tra gli anziani – che si è potuta contenere grazie alle Pc – verrebbe alimentata.

I costi elevati dei soggiorni in istituto sono tra i principali ‘motori’ dell’aumento delle spese delle Pc. Cosa si potrebbe fare in quest’ambito?

Le persone vogliono restare a casa il più a lungo possibile. E anche la politica lo vuole, perché è la soluzione che costa meno. Ma non si fa abbastanza. I Cantoni pagano ogni anno oltre 2 miliardi di franchi per ‘costi supplement­ari legati a soggiorni in istituto’. Oggi una parte dei beneficiar­i di Pc vengono spinti ad entrare in un istituto o in una casa di cura, perché le Pc non finanziano a sufficienz­a la vita a casa. Le cose devono cambiare. Servono maggiori investimen­ti se si vogliono evitare cari soggiorni in istituto. Le Pc dovrebbero ad esempio risarcire meglio prestazion­i di accompagna­mento e mezzi ausiliari che facilitano la vita al proprio domicilio. Dovrebbero inoltre finanziare in maggior misura forme di alloggio alternativ­e a casa e istituto. In quest’ambito servono investimen­ti comuni di Confederaz­ione e Cantoni.

 ?? INFOGRAFIC­A LAREGIONE / FONTE: UFAS ??
INFOGRAFIC­A LAREGIONE / FONTE: UFAS

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland