Chi controlla i 5 Stelle?
Sopra a Beppe Grillo e a Luigi Di Maio emerge il ‘burattinaio’ Davide Casaleggio
Una società privata gestisce Rousseau, la piattaforma informatica del Movimento. Può controllare e manipolare voti e dati personali.
C’è un uomo solo al comando del Movimento 5 Stelle. Non il ‘garante’ Beppe Grillo, né il candidato alla Presidenza del Consiglio Luigi Di Maio. Bensì Davide Casaleggio, figlio del cofondatore del Movimento Gianroberto e suo erede alla guida della Casaleggio Associati srl. Che fosse un’azienda privata a controllare effettivamente i gangli del potere grillino si sospettava da tempo, ma ora un’inchiesta pubblicata dal ‘Foglio’ dimostra la gravità del fenomeno. È un gioco di scatole cinesi: la Casaleggio Associati controlla l’Associazione Rousseau, la cui piattaforma web è utilizzata a sua volta dal Movimento per la gestione delle candidature, delle votazioni interne e delle principali operazioni politiche. È in Rousseau che converge anche l’enorme messe di dati personali (coordinate anagrafiche, scelte di voto ecc.) riguardanti tutti gli iscritti. Fin qui nulla di male, se non fosse che la scelta di questo ‘sistema operativo’ è stata addirittura inserita nel nuovo statuto del Movimento. Decisione strana: perché mai i princìpi fondamentali di un partito dovrebbero includere indicazioni su quale sistema informatico utilizzare? Anzitutto, per garantire a Casaleggio il controllo diretto e pressoché insindacabile su un partito che, non avendo sedi fisiche, esiste solo sul web. Per cestinare Rousseau, infatti, l’unica cosa che gli iscritti potrebbero fare è modificare lo statuto stesso. Paradossalmente, però, è proprio su Rousseau che dovrà avvenire il voto. E quella piattaforma non è affatto uno strumento neutrale, come ha contestato l’Autorità pubblica garante della privacy, stando a scambi riservati pubblicati dal ‘Foglio’: si tratta di un sistema informatico vulnerabile e manipolabile, al quale il garante contesta “l’impossibilità di verificare a posteriori la liceità dei trattamenti svolti, di accertare l’unicità del voto espresso, nonché l’incertezza sulla sua autenticità.” Peraltro, è da fine 2013 che l’architettura di Rousseau non può più avvalersi di aggiornamenti di sicurezza. Falla che permette la manipolazione dei dati non solo agli hacker – che ci sono già entrati in almeno due occasioni – ma anche allo staff della Casaleggio. Come dire: possono sapere cosa votano i grillini e mettere le mani sui processi di voto. “Non se ne esce – spiega l’autore dell’inchiesta, Luciano Capone – se non con una scissione. A supervisionare e gestire tutto c’è sempre lui, Davide Casaleggio, che, per discendenza diretta e con soli 300 euro di capitale, ha preso il controllo assoluto del primo partito italiano”.