Regionale, il giusto modello
Gli oppositori al Parco Nazionale del Locarnese mettono a nudo le criticità del progetto
Tutelerebbe al meglio gli interessi della popolazione, assicurerebbe sviluppo economico senza porre severe restrizioni all’attività umana
L’associazione “No al Parco Nazionale del Locarnese” torna a ribadire la propria contrarietà al progetto, allo studio da ormai quasi un ventennio. Lo fa soffermandosi sul “concetto base limitativo che plasma e mette l’accento sull’incompatibilità di fondo tra l’esperienza in natura dei cittadini, residenti e turisti”. “Tali restrizioni – si legge nella nota stampa – sono considerate superate e totalmente controproducenti, a riprova del fatto che nessuno dei progetti di Parco Nazionale in Svizzera lanciati dall’anno duemila è stato poi realizzato”. I contrari constatano altresì che “il Parco Locarnese (Pnl) resta l’ultimo superstite di quella generazione che i fautori continuano a definire ‘moderna’”. Al contrario di quanto avviene col modello di “Parco naturale regionale, ampiamente accettato e supportato dai cittadini svizzeri, quello “Nazionale” (che include zone centrali a rigida protezione) porterà restrizioni che torchieranno il carattere aperto e libero delle nostre montagne. Inoltre, specialmente il settore della pastorizia, sarà confrontato con la sensibile riduzione, delimitazione delle aree fruibili e dei pascoli aperti. Non da ultimo lo svolgimento dell’attività dovrà essere organizzato soltanto in maniera tradizionale, quindi non innovativa e redditizia. Con questo declino programmato, il settore sarà destinato a ridursi a puro tema da museo”. Altro rischio che i contrari al Pnl intravvedono in questo disegno, è quello di veder proliferare la flora invasiva: “Questa non potrà essere controllata nelle zone nucleo, specie alloctone potranno quindi proliferare in contrasto con lo scopo conservativo del Parco”. L’associazione si dice inoltre molto preoccupata per la sorte dei rustici e in generale delle costruzioni in zona centrale che, secondo l’ordinanza di applicazione e il correlato rapporto esplicativo, verranno a lungo termine espropriati. Nonostante le enfatiche rassicurazioni dei promotori, l’evidenza davanti alle carte ufficiali non può essere negata e questo aspetto non può essere assolutamente nascosto né sottovalutato.”
Nessuna restrizione
Sempre secondo gli oppositori al Pnl, le varie osservazioni, le critiche e le molteplici segnalazioni da parte di enti e privati non hanno mai trovato ascolto. Esse avrebbero permesso un cambiamento di rotta del progetto. Ciò che invece non è avvenuto. Meglio, quindi, optare per un modello di parco naturale regionale, “pensato in primo luogo per i comuni situati nelle aree rurali in un paesaggio caratterizzato da un equilibrio tra le attività dell’uomo e gli habitat naturali. Il parco naturale regionale dovrebbe includere territori estesi e uniformi, parzialmente urbanizzati che si distinguono per la loro ricchezza di paesaggi e di valori culturali degni di nota. Per i Comuni, far parte di un parco regionale non significherebbe dover limitare tutte le attività, bensì solo quelle per le quali essi si saranno volontariamente impegnati nel regolamento del parco”. Questo modello – si legge ancora – è in grado di favorire l’innovazione economica ed ecologica (...) e di ricoprire un ruolo essenziale di promovimento nelle regioni svantaggiate e a rischio di spopolamento. Secondo la Confederazione le zone periferiche dei parchi nazionali corrispondono esattamente al modello di parco regionale. Le iniziative che si intendono promuovere con il Pnl possono dunque venir svolte anche con un parco regionale, ma senza tutte le restrizioni svantaggiose del modello più protettivo”. Altra questione scottante, quella relativa al perimetro del futuro Pnl: “i veri beneficiari di questo progetto non devono essere i centri abitati di pianura, ingiustificatamente inseriti in un parco che poco li riguarda e di cui non hanno bisogno (...)”. Vanno, al contrario, favorite principalmente le zone periferiche e le valli laterali, “che risultano però oggi messe in disparte e considerate merce di scambio per l’istituzione di un brand commerciale di cui vedranno solo le briciole e di cui l’economia cittadina assorbirà la maggioranza delle ricadute economiche”.
Quale dei due scegliere?