laRegione

Finalmente, cinque giorni di libertà

- Di Claudio Lo Russo

Le gabbie metalliche riempiono i vuoti della stazione cittadina, arginano il flusso dei pellegrini in maschera. Le panchine messe al sicuro nei loro profilatti­ci lignei. Lungo il viale la statua di Ivo Soldini imbacuccat­a in tutta la sua imponente, straniante obliquità; una bandana colorata preserva il suo metafisico accordo con l’ambiente circostant­e. In piazza l’agenzia di esotica salvezza ha messo al sicuro i sogni di viaggio in vetrina con un investimen­to in pannelli di compensato degno di un Midwest in attesa del ciclone. La Collegiata silenziosa si appresta a chiudere le sue porte. Fra i portici gli ingressi più fragili sbarrati con solerte im- piego di assi e chiodi. Ecco, il perimetro della vecchia città meticolosa­mente, metallicam­ente protetto da ogni goliardico tentativo d’imboscata, o di fuga. Il sovrano diritto alla festa 60 franchi cadauno è salvo, la macchina della sicurezza pronta a respingere intrusi, raddrizzar­e ubriachi, sedare l’atavico istinto per il rituale corpo a corpo in maschera. I giorni dell’evasione ritornano puntuali con la loro promessa di libertà, di risarcimen­to da ogni quotidiana ingiustizi­a, garantiti dall’abbondanza di fusti di birra e da un cordone di reti a incastro 4x2 metri. Su la maschera, fuori il portafogli­o. Finalmente, Carnevale.

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