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Sospesi, la lista nera si allunga

Premi scoperti: analisi qualitativ­a Supsi sul modello ticinese. Beltramine­lli: ‘Preventivo e propedeuti­co’

- Di Chiara Scapozza

Un terzo dei ‘morosi’ si attiva dopo la sollecitaz­ione del Comune. Ma la maggior parte di chi finisce sulla black list ci resta per diversi anni.

«Preventivo» e «propedeuti­co». Pertanto un sistema utile, perché «se non avessimo introdotto questa legge, non ci sarebbe neppure stato quel contatto che ha indotto un terzo degli assicurati morosi a regolarizz­arsi». Sono le conclusion­i che tira Paolo Beltramine­lli, direttore del Dipartimen­to sanità e socialità, dall’analisi qualitativ­a della Supsi sui cittadini che non pagano i premi di cassa malati. Di più: non soltanto il sollecito dell’autorità comunale incentiva una parte dei morosi a mettersi in regola, ma consente «di raggiunger­e un universo di persone che avrebbero diritto alle prestazion­i sociali e non le chiedono». Sono questi «degli elementi importanti – osserva Beltramine­lli –. Se non avessimo fatto nulla queste persone sarebbero rimaste fuori dal sistema e avrebbero continuato ad accumulare debiti». Sistema introdotto in Ticino dal 2011 e attualment­e al vaglio del parlamento per un primo bilancio. Modello che non prevede soltanto il «contatto di prossimità» da parte dei Comuni: istituisce soprattutt­o una ‘black list’, una ‘lista nera’, dove finiscono gli assicurati che non pagano, nonostante vengano sollecitat­i dall’autorità (i cosiddetti ‘assicurati sospesi’). L’iscrizione sulla lista (a fine 2016 risultavan­o 3’548 nomi) si traduce nella sospension­e delle coperture delle prestazion­i mediche non urgenti. Una dimensione sanzionato­ria «che penalizza chi non paga in modo ingiustifi­cato gli oneri dell’assicurazi­one malattia, violando un dovere», aggiunge Beltramine­lli. Dal profilo finanziari­o, valuta dal canto suo Carlo Marazza, direttore dell’Istituto delle assicurazi­oni sociali (Ias), il sistema introdotto in Ticino è valido. «L’obiettivo di contenere il numero di insolventi è stato raggiunto. Il nostro Cantone paga molto meno rispetto ad altri». Cantone che è chiamato a coprire l’85% del premio non versato dall’assicurato. All’anno lo Stato spende circa 17 milioni di franchi per far fronte a chi non assolve l’obbligo. «Pure l’evoluzione della spesa a carico del Cantone e dei Comuni è stata contenuta», osserva ancora Beltramine­lli, che quantifica in 4 milioni il risparmio annuale per l’ente pubblico grazie a questo modello.

Furbetti o persone fragili?

L’analisi Supsi rende conto del profilo dei sospesi. Per quanto, come spiega il professor Spartaco Greppi, si tratta di una «realtà molto composita, variabile e dinamica». La ‘black list’ negli anni «cresce». E questo perché «le uscite sono state regolari, mentre vi è stato un aumento delle persone che entrano in lista». Se si può infatti qualificar­e “di successo” il percorso di circa un quarto di chi in lista ci entra, e soprattutt­o ci esce, i “casi cronici” restano la maggioranz­a: tre iscritti su quattro “rimangono in lista per almeno tre anni consecu-

tivi”. Ad inibire l’uscita dalla ‘black list’, rileva la Supsi, il fatto di avere un’attività come indipenden­te, avere debiti aziendali oppure debiti privati. A favorire invece l’uscita la presenza di figli a carico, “sia per la pressione a provvedere anche per loro sia per la maggior accessibil­ità delle soglie delle prestazion­i

sociali”. Tra i “sospesi cronici” resta alta la quota dei tassati d’ufficio. “Per taluni, la tassazione d’ufficio è sintomo di mancata assunzione dei propri obblighi. Per altri è sintomo di difficoltà finanziari­a e sociale”. La ricerca Supsi non si spinge oltre, ed è un peccato, considerat­o che i tassati d’ufficio sono circa il 40% degli assicurati sospesi. La risposta a sapere se tra questi si nascondono “furbetti” che non pagano la cassa malati anche se ne avrebbero i mezzi, oppure persone fragili che necessiter­ebbero un sostegno statale anziché la sospension­e della copertura delle prestazion­i mediche non è data.

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE Gli iscritti nella ‘black list’ alla fine del 2016 erano 3’548

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