Il Pentagono ‘rilancia’ in Siria
Liquidata la guerra all’Isis il confronto si disputa ora per il controllo del territorio per stabilire le future zone d’influenza
Damasco/Beirut – Mancava da un anno un bombardamento come quello condotto dall’aviazione Usa in Siria, mercoledì notte. Purché sia guerra, insomma. Archiviata infatti quella contro l’Isis, i molti contendenti impegnati a spartirsi ciò che resta della Siria per affermare sul terreno ciò che domani dovranno negoziare, sono tornati a darsele. E sarebbero almeno cento le vittime dei raid aerei della Coalizione a guida americana nell’Est del Paese, un’area in precedenza controllata dall’Isis ma ora contesa tra forze curde sostenute dagli Usa e truppe lealiste appoggiate da Russia e Iran. Si è trattato del più grave attacco dall’anno scorso, quando era in corso la “guerra al terrorismo” rivolta contro lo Stato Islamico. Per il governo siriano “la mostruosa aggressione” dimostra che Washington sostiene i terroristi dell’Isis. La Russia ha parlato di un “attacco deplorevole”. Al contrario, i responsabili della Coalizione hanno sostenuto che gli attacchi aerei sono stati effettuati per difendere le forze curde anti-Isis dall’offensiva di miliziani lealisti a ridosso dell’Eufrate. Il bilancio di vittime varia, anche di molto, a seconda delle fonti, e come sempre è impossibile verificare i fatti sul terreno in maniera indipendente. La Coalizione e le forze curdo-siriane loro alleate, espressione dell’ala locale del Pkk, affermano che circa 500 miliziani dei “Comitati popolari” e delle “Forze di difesa nazionale”, gruppi ausiliari finanziati e addestrati anche dall’Iran, sono avanzati con carri armati protetti da fuoco di artiglieria oltre l’Eufrate, verso il pozzo petrolifero di Khusham, in mano alle forze curde. L’Eufrate è da mesi la linea di divisione tra l’area – a ovest – controllata dalla Coalizione a guida russa e composta dal governo siriano e all’Iran, e il territorio – a est – in mano alle forze curde appoggiate dalla Coalizione guidata dagli Usa. Già in passato si erano verificati scontri attorno al pozzo di Khusham, ma la battaglia di mercoledì notte segna un inasprimento improvviso della violenza nell’area per tre anni dominata dall’Isis. Un portavoce della Coalizione a guida Usa, il colonnello Thomas Veale, citato dall’Associated Press, ha affermato che la Coalizione aveva avvertito la Russia dell’ammassamento di truppe lealiste nell’area. Di fronte all’avanzata delle forze lealiste, prosegue il resoconto americano, l’aviazione della Coalizione ha lanciato diversi attacchi, uccidendo “oltre cento” combattenti. Tanti, ma ancora pochi, se Washington e Mosca decideranno di regolare i conti che ancora hanno in sospeso.