Le due Coree alle Olimpiadi non per gioco
Seul – È stato confermato per sabato l’incontro tra il presidente sudcoreano Moon Jae-in e la delegazione della Corea del Nord, il cui arrivo è atteso oggi per l’apertura delle Olimpiadi di Pyeongchang. Della delegazione guidata da Kim Yong-nam, Capo dello Stato de facto a Pyongyang, fa parte soprattutto Kim Yo-jong, sorella del leader Kim Jong-un. L’incontro sarebbe quello di più alto livello dal secondo vertice bilaterale del 2007, e confermerebbe lo sblocco del dialogo, fatto coincidere con la cosiddetta “tregua olimpica”. Kim Jong-un sembra comunque muoversi su due livelli di propaganda: i sorrisi a Pyeongchang, i muscoli a casa. Ieri, il “giovane leader” ha assistito alla imponente parata militare in piazza Kim Ilsung, nella quale ha fatto il debutto in società il nuovo missile intercontinentale Hwasong-15. Testato due volte nel 2017, il razzo ha avuto un rimarchevole successo nel lancio di novembre, fino a spingere gli esperti americani a ritenerlo in grado di colpire il territorio continentale degli Usa. Nel suo discorso, non trasmesso in diretta tv, a differenza di quanto avviene di solito, Kim non ha fatto riferimenti a piani nucleari o a nuove armi: ha descritto le forze armate (un milione e centomila effettivi) come “tesoro” a difesa del Paese dalla politica ostile degli Usa. “Dobbiamo prevenire che i nostri aggressori tentino di ridicolizzare o violare la dignità e sovranità anche di 0,001 millimetri”, ha affermato. A Seul, inviato da Donald Trump a rappresentare gli Usa all’apertura dei Giochi, il vicepresidente Mike Pence ha visto Moon al quale ha ribadito la necessità di mantenere alta la pressione su Pyongyang perché abbandoni le ambizioni nucleari. Il Nord, peraltro, ha escluso che la sua delegazione intenda incontrare la controparte di Washington: “Non abbiamo mai implorato di avere un dialogo con gli Usa e così sarà anche in futuro”, ha riportato un dispaccio della Kcna. Pence e Kim Yo-jong si troveranno oggi sulla stessa tribuna, ma a debita distanza.