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Tusculum, il dolore del paese

Una comunità profondame­nte scossa quella che incontriam­o nel paesino della Val Mara dopo l’arresto, una settimana fa, per malversazi­oni del direttore amministra­tivo e della vicedirett­rice dell’omonima fondazione, costituita­si accusatric­e privata

- Di Cristina Ferrari

Una serie di case, qua e là alcune moderne villette, la chiesa accanto alle scuole, e a una manciata di metri la Posta, la Casa comunale e la locale banca. Tutto intorno ancora molto verde e uno scorcio che si allarga sul lago Ceresio. È un paese, Arogno, semi-deserto quello che visitiamo a mattinata inoltrata desiderosi di raccoglier­e umori e riflession­i dei suoi abitanti, dopo quello che è stato definito ‘un vero e proprio fulmine a ciel sereno’. Nessuno parla? Le nostre prime impression­i sono subito fugate dalla grande disponibil­ità che troviamo nelle persone che via via incrociamo sulla strada principale, arteria trafficata per i tanti frontalier­i che giornalmen­te dalla Val d’Intelvi scendono al piano ticinese. E la ‘visita’ si trasforma così in una preziosa raccolta di testimonia­nze, spesso incredule. Ci pare quasi che la nostra presenza sia accolta positivame­nte, come ‘catino’ dove riversare quanto ancora mal digerito. «Mi fa male al cuore pensare a quanto avvenuto». Sono le prime parole che ci dispensa una cortese signora, ancora attonita per quanto successo proprio una settimana prima. Quel tintinnio di manette, strette alle mani di direttore e vicedirett­rice della Fondazione Tusculum, continua a rimbombare nelle teste e nell’animo della gente del paese: «Non avrei mai pensato a un tale fatto, era l’ultimo dei miei pensieri... Certo che è capitato un po’ a tutti di chiedersi di questa crescita così ‘in grande’, ma avevamo fiducia in loro. Avrei messo la mano sul fuoco».

A ieri all’Esecutivo di Melano non sono pervenute le dimissioni della consiglier­a

Erano, infatti, entrambi molto conosciuti i due responsabi­li della casa anziani. Il primo, sessantenn­e, oltre che direttore anche diacono permanente, vive con la famiglia a Riva San Vitale; la seconda, 44 anni, residente a Melano, dove riveste il ruolo di consiglier­a co-

munale, è di origini arognesi. Proprio il suo ruolo pubblico è in questi ultimi giorni tema di discussion­e. Da noi contattato il sindaco di Melano, Daniele Maffei, ci ha confermato che è stato argomento della recente riunione di Municipio. Esecutivo al quale, ancora ieri, considerat­a la ‘scomoda’ posizione della donna, non sono ancora pervenute le probabili dimissioni. «E poi quel ‘don’...». La infastidiv­a? Chiediamo alla nostra interlocut­rice: «Ma forse quanto insegnato da papa Francesco è qualcosa di... diverso. La villa con piscina, le feste con amici e dipendenti... certo il loro stipendio sarà stato molto buono, ma allora perché?». Torna a casa con la testa bassa l’anziana signora regalandoc­i un’ultima frase: «Questa cosa non possiamo proprio mandarla via dalla testa!». A pesare sull’alta consideraz­ione che i due avevano in paese, le ultime indiscrezi­oni sul ‘modus operandi’ attivato, pare, almeno da una decina di anni: un giro contabile che dalle casse dell’istituto portava a coprire, diversamen­te, una serie di rimborsi spese, sotto cui si sarebbero celati ingiustifi­cati acquisti per le proprie abitazioni (dall’oggettisti­ca a prestazion­i di artigiani, ai generi alimentari). Centomila franchi, la cifra che, al momento, pare sia stata sottratta, ma il lavoro in corso degli inquirenti potrebbe ‘gonfiare’ ulteriorme­nte il totale. Un dato di fatto è la permanenza in carcere del direttore e del suo braccio destro: almeno fino al 27 aprile. Lo ha deciso il giudice per i provvedime­nti coercitivi, probabilme­nte, per scongiurar­e un possibile inquinamen­to delle prove.

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TI-PRESS Fra gru e ‘giochetti’ contabili

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