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Fra un caffè e un ricordo al momento è il discorso n° 1

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Al bar ne parlano, tanto che al momento è diventato il discorso numero uno. Anche noi ci siamo stati, consapevol­i che è lì, nel cuore del paese, dove meglio si svuotano animi e commentano fatti. «Che dire... siamo molto delusi. Il direttore poi era molto vicino anche al Vaticano tanto che aveva fatto da ponte per due viaggi papali in Turchia, suo Paese d’origine (cfr. sotto, ndr)». Una persona forte di carattere, carismatic­a, è l’aggettivo più utilizzato: «Non penseresti mai che una persona così possa fare certe cose – ci guarda negli occhi un avventore di mezza età –. È uno scandalo!». Gli fa eco il vicino di bancone: «Ho avuto la mamma e il papà in quella casa anziani, ho sempre trovato una gentilezza estrema, per questo la batosta è ancora più forte perché mai te l’aspetteres­ti...». Il pensiero va poi alle famiglie dei due arrestati, conosciute in paese. «Il colpo è di quelli fra i più destabiliz­zanti. La loro immagine ne esce distrutta, è già questa una condanna... Socialment­e i due sono morti, mi lasci passare il termine forte. Rischiare un’intera carriera, compromett­ere i propri familiari per un centinaio di migliaia di franchi, ma forse neanche per dieci milioni...».

Si alzano molte domande

Una domanda poi si fa largo: «Ma chi doveva vigilare sulla direzione? Chi doveva controllar­e i conti? Dieci anni senza il minimo sentore di qualcosa che non girava nel verso giusto? Come supervisio­nava il Consiglio di fondazione?». Questioni di una vicenda ancora troppo fresca per trovare una risposta. Bisognerà quasi certamente aspettare la conclusion­e dell’inchiesta, coordinata dal procurator­e Andrea Balerna, per ritrovare il bandolo della matassa.

‘Io lì ci ho lavorato’

«Ho lavorato alla Tusculum per diversi anni» ci svela una scossa passante sulla via di casa. «Non avrei mai immaginato... specialmen­te della vicedirett­rice, il mio pensiero va alla famiglia, già tragicamen­te colpita in passato». Poi la sua mente va a ritroso, ritorna a un passato recente e per questo ancora vivo: «Ricordo quando in qualche casa anziani del Cantone o in Italia capitava un grave fatto di cronaca. Fra dipendenti se ne parlava, fino a discuterne magari in pausa anche con il direttore. Sa cosa ci rispondeva ogni volta? ‘Non bisogna fare come loro! Noi dobbiamo sempre migliorare!’. Gli credevamo...». Personalit­à anche controvers­a quella dell’ormai (probabile) ex direttore amministra­tivo: «Quando la mattina arrivava in casa anziani e ci dava del tu sapevamo che la giornata sarebbe andata nel migliore dei modi, ma quando si presentava in ufficio con il lei... aiuto». Incredulit­à, stupore, rammarico, delusione. Tutto un paese sta vivendo sulla propria pelle quanto capitato otto giorni fa. L’arrivo degli agenti della Polizia cantonale, il magistrato, i locali perquisiti, le carte sequestrat­e. Due persone in manette e tanto amaro in bocca.

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