laRegione

Memorie on the road

Un viaggio in camper tra il Ticino e la Bosnia, sulle tracce di un passato in parte cancellato dall’Alzheimer: il film mischia commedia e dramma ‘perché quello che mi interessa non è il genere, ma il tema profondo della memoria’ spiega la regista

- Di Ivo Silvestro

Bindu De Stoppani: come mai proprio un road movie, genere codificato e nel quale pare difficile dire qualcosa di originale?

Quando ho iniziato a pensare a questa storia di memoria, di crescita di una persona, è stato naturale pensare a un road movie perché per me il viaggio è sempre stato un’opportunit­à per imparare cose nuove innanzitut­to su sé stessi, incontrand­o persone che nella vita quotidiana non ci sarebbe modo di conoscere, scoprendo nuove culture e nuove situazioni. Per me il viaggio è la storia nella storia: è l’opportunit­à, per la protagonis­ta Camille, di scoprire sé stessa. E poi è un viaggio in camper che è un altro tipo di viaggio, perché porti la tua casa con te. Nella vita ho avuto vari camper e so cosa vuol dire poter creare la tua casa su ruote e portarla ovunque. Nel film mi interessav­a avere un camper anche per rappresent­are la mente di Edoardo: tutto quello che sta nel camper è la sua memoria, mentre fuori ci sono nuove cose, nuove esperienze.

A proposito di Edoardo e della sua malattia: il film è una commedia ma affronta temi delicati e tragici come appunto la perdita di memoria, la vecchiaia, la guerra, il rapporto tra genitori e figli… mai temuto di avere ‘troppa roba’ tra le mani?

I miei progetti non iniziano mai con un genere in mente, non mi dico mai “adesso scrivo una commedia quindi devo scrivere in modo superficia­le”. Quello che mi interessa è il tema profondo: noi tutti siamo figli, noi tutti abbiamo genitori che se siamo fortunati arrivano a una certa età… La commedia mi interessa quando nasce dal dramma, quando è

una cosa drammatica a creare lo spazio per ridere. Quando, per documentar­mi, ho iniziato a fare interviste con persone malate di Alzheimer e i loro familiari, vedevo in chi affrontava questa malattia così difficile da capire e da gestire questa necessità di avere anche un’opportunit­à di ridere, di vedere la vita con un po’ di leggerezza.

Quindi il ‘tema profondo’ del film, quello dal quale è partita per

la scrittura, qual è?

Il nocciolo della storia per me è la memoria. Se davvero si possa conoscere un’altra persona, se questa sta perdendo la memoria di sé stessa. Perché noi tutti abbiamo memorie del passato che creano chi siamo noi. È ciò che si ricorda, e si dimentica, che crea l’immagine che Camille ha di sé stessa.

Il film è realizzato, in parte, in Ticino. È stato difficile trovare le profession­alità

tecniche e artistiche?

Mi sono trovata benissimo: qui c’è un grande gruppo di tecnici, di talenti, di persone creative il cui valore secondo me non viene apprezzato abbastanza. E devo dire che se non fosse per la Rsi questo campo di lavoro non esisterebb­e, in Ticino… Ho rispetto e grande amore per il ‘crew’ di attori ticinesi: c’è Tatiana Winteler che ha una parte fantastica, in questo film: ho fatto casting anche in Italia con grandi attrici, ma lei è la migliore.

 ??  ?? Luigi Diberti (Edoardo) e Anna Ferzetti (Camille) in una scena del film. Nel riquadro, Bindu De Stoppani
Luigi Diberti (Edoardo) e Anna Ferzetti (Camille) in una scena del film. Nel riquadro, Bindu De Stoppani

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland