Dodici posti a sedere
Revisione della legge sulla ristorazione con una novità sui ‘take-away’
Nel testo governativo, da ieri in consultazione, si permette ai locali che vendono cibi d’asporto la possibilità della consumazione in loco
Consumare il kebab, come il trancio di pizza piuttosto che il sushi, direttamente là dove si acquista presto sarà realtà. Almeno negli intenti del Consiglio di Stato che ieri ha messo in consultazione la seconda parte della revisione legislativa sugli esercizi alberghieri e ristorazione (la Lear). La pentola è da tempo sul fuoco, ci sia concessa la metafora, ed è giunto il momento di servirne il contenuto che prevede una miglior regolamentazione dei ‘take-away’, ovvero dei punti di ristoro che forniscono l’altrimenti detto “cibo di strada”. Attività oggi considerate alla stregua di una negozio alimentare o poco più. Nella revisione legislativa posta in consultazione (c’è tempo sino al prossimo 16 marzo) si concede dunque anche alle “strutture che offrono cibi e bevande d’asporto” la possibilità di offrire il consumo sul posto, a patto che vi sia esplicita richiesta perché altrimenti non cambierà niente. Ovviamente anche per i ‘take-away’ sarà obbligatorio il rispetto di alcune regole che, di fatto, pongono precisi paletti. In particolare all’articolo 32 si precisa che “possono essere posizionati solamente tavoli alti, fino a un massimo di 3” e “il numero dei posti è limitato ad un massimo di 12”. Vietato il servizio ai tavoli. Non solo. Chi intende far mangiare i propri clienti sul posto dovrà altresì garantire l’accessibilità a una toilette diversa da quella assegnata al personale. Fra le novità della riforma, vi è anche una maggiore flessibilità sulla presenza fisica del gerente. Obbligatoria sino ad oggi, la revisione permette al responsabile diretto del ristorante di gestire più di un esercizio pubblico, o anche un’altra attività. In ogni caso, si precisa, il gerente non potrà essere impegnato professionalmente oltre il cento per cento del tempo, vale a dire oltre le 40 ore settimanali.
Giro di vite contro la vendita di bevande alcoliche ai minorenni
Altro capitolo della revisione in consultazione, la lotta contro l’abuso di sostanze alcoliche. Si alza il tiro, in poche parole, contro gli abusi e in particolare la vendita di bevande alcoliche ai minorenni; l’autorità competente ne potrà vietare la vendita, temporanea o anche definitiva, nel caso in cui si constati una violazione ripetuta delle norme relative a questi prodotti. Con la revisione legislativa si fa anche un po’ di chiarezza sulla definizione dei diversi locali pubblici dove si beve, si mangia e magari anche si dorme. Per ‘esercizi di ristorazione’, ad esempio, si precisa che s’intendono locali dove sono serviti pasti freddi a qualsiasi ora e “caldi almeno negli orari usuali”. A seconda del tipo di servizio “concretamente offerto” si possono declinare le seguenti definizioni: ristorante, snack-bar, osteria, trattoria, birreria, pizzeria e mense aziendali. Ogni esercente è libero di scegliere la definizione che crede e sarà poi il mercato – precisa il governo – a fare giustizia sui termini. Con un’eccezione: i grotti e canvetti, che meritano un articolo legislativo a parte perché “componente unica e tipica della realtà turistica ticinese e pertanto, come tale, va conservata”. Il “grotto” è dunque una categoria a sé stante dove cibi e bevande tipici ticinesi “devono essere serviti in maniera preponderante”.