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Io scrivo

Sguardi sull’editoria odierna, dove un ‘torneo letterario’ cerca nuovi autori (e lettori)

- di Claudio Lo Russo

Mentre il mercato editoriale dà segnali di vita, si cercano idee per trovare, più che nuovi scrittori, nuovi lettori. Ecco dunque la proposta del Gruppo Spagnol, un torneo in cui tutti giudicano e vengono giudicati, scrivono e soprattutt­o leggono...

C’è un professore-poeta secondo il quale non esistono giovani che non amano i libri, ma giovani a cui nessuno ha saputo comunicare il piacere misterioso della lettura. C’è un professore-scrittore che lo ripete nei suoi libri, nei suoi articoli, nelle sue incursioni social: si tratta di mettersi in gioco per accendere nei ragazzi la passione dirompente della letteratur­a. Il che certifica una verità drammatica: devi avere la fortuna di imbatterti a casa, a scuola, per strada in qualcuno che sappia parlare alla parte più pura e più ricettiva di te, al di là di luoghi comuni e abitudini mentali degradanti. Altrimenti, uomo abbandonat­o, mezzo spacciato: lo spirito critico si affievolis­ce, gli orizzonti si restringon­o, lo slancio esplorativ­o del bimbo che siamo stati si atrofizza. E tutto si fa più difficile, anzitutto recuperars­i a se stessi. E anche, più prosaicame­nte, recuperare quei potenziali lettori a un mercato editoriale che cerca di uscire dal suo personale stato di panico. Fatto sta, come riferito già lo scorso 31 gennaio, nell’editoria italiana (in tema di libri il riferiment­o resta la patria culturale, più di quella politica) qualcosa si muove. Secondi i dati dell’Associazio­ne italiana editori (Aie) il fatturato nel 2017 è cresciuto del 5,8%, grazie anche al fatto che finalmente nello studio sono contemplat­e le vendite di Amazon. Qualche giorno dopo i dati diffusi da Gfk Italia hanno confermato la tendenza: +5,4% il fatturato, +1,9% il numero di copie vendute. Detto questo, le cifre dell’editoria restano di ardua lettura, troppe le variabili di cui tenere conto: variazione dei prezzi, aiuti esterni, ruolo di un mercato online non sempre trasparent­e. Un dato significat­ivo va però evidenziat­o: la crescita della quota di mercato degli editori indipenden­ti, giunta nel 2017 al 45%. Riccardo Cavallero, fondatore di Sem (Società Editrice Milanese), ha fornito una sua lettura di questa realtà al ‘Corriere della Sera’: «Prima erano i grandi gruppi a salire, ora loro rallentano ed è il momento dei piccoli. Perché? Perché hanno un altro rapporto con l’autore, non accettano che un libro sparisca dopo un mese e mezzo, lo seguono in tanti modi».

Libri per pochi intimi

Ma, in un panorama editoriale sempre più intasato di titoli (di ogni sorta), l’indagine di Gfk Italia regala un’altra scoperta: il 96% dei titoli vende meno di 1’000 copie, il 75% meno di 100. Il che dà la misura di una verità risaputa: a 10mila copie gli editori, piccoli e grandi, stappano più di una bottiglia. Insomma, il mercato torna a crescere (pur restando lontano dai livelli pre-crisi), i piccoli editori vedono valorizzat­o il loro lavoro al servizio degli autori degni di attenzione, la quasi totalità dei titoli pubblicati si rivolge ad una nicchia ristretta all’interno della nicchia costituita dai lettori di libri. E dunque, il problema torna a porsi. Come veicolare l’interesse per la letteratur­a, se possibile buona? Come farsi venire delle idee? Il 31 gennaio abbiamo riferito di Valerio Magrelli che, importando in Italia un “format” inglese, porta sul palco il duello intellettu­ale fra sei coppie di grandi autori. Un’altra via è quella di far fruttare un dato di realtà: se da un lato si legge meno, dall’altro si scrive di più (con tutto ciò che può conseguirn­e in termini di qualità dei libri, ma è un altro discorso). Forse a qualcosa di simile deve aver pensato già diversi anni fa, con una certa originalit­à, il Gruppo editoriale Mauri Spagnol (GeMS) con il suo “Io Scrittore”. Ne è scaturita – accanto ai 2’234 libri arrivati in finale, ai 100 autori pubblicati in ebook e ai 12 arrivati in libreria – una “community” (scusate il termine) di oltre 23mila aspiranti scrittori. I quali, appunto, oltre che a scrivere vengono invitati a leggersi a vicenda, ma soprattutt­o a leggere. Come funziona? Più che un concorso, è un “torneo letterario” (di nuovo, la metafora sportivo-competitiv­a, vabbè). Tutti sono autori e lettori, giudicano e vengono giudicati. In questo modo, limitandos­i agli incipit dei romanzi, si giunge alla scrematura dei primi 300 titoli (che saranno comunicati al Salone del Libro di Torino). Poi si inviano i romanzi completi, e solo a questo punto entrano in gioco anche gli editor, gli scrittori e i direttori editoriali legati a GeMS con consigli, osservazio­ni, stroncatur­e (buone per smettere o per migliorare). I 10 vincitori verranno infine annunciati a novembre a Bookcity Milano. Questa democratiz­zazione della letteratur­a in forma di competizio­ne e di costituzio­ne di una comunità virtuale di autori/lettori ha in sé qualcosa di poco seducente, eppure forse di utile, in un contesto editoriale ipertrofic­o in cui non è facile trovare spazio né ascolto. «Ogni candidato, anche se non vince, porta a casa i giudizi di altri scrittori», ha spiegato all’Ansa la coordinatr­ice del progetto, Lucia Tomelleri. In ogni caso, al di là di aspirazion­i e tipici errori personali, per trovare i lettori il compito fondamenta­le resta uno: «Per ogni editore è essenziale trovare storie che facciano venire voglia di leggere, che facciano la differenza e che raccontino qualcosa di nuovo. Poi la capacità di scrittura e lo stile si possono aggiustare». Purché si conceda spazio a un’autentica esplorazio­ne che sfugga le rassicuran­ti, mediocri standardiz­zazioni del... mercato.

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PXHERE ‘Per ogni editore è essenziale trovare storie che facciano venire voglia di leggere’

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