Quel singolare episodio del ‘Piede di Dio’...
Il Blick, un anno fa, quel gesto l’ha ironicamente venduto come il ‘Piede di Dio’, parafrasando il tocco di Maradona ai Mondiali di calcio del 1986. Di sicuro, nel piccolo mondo del curling quella ‘pedata’ di Martin Rios fece discutere. Pur se il glaronese, che oggi a Pyeongchang può regalare alla Svizzera un oro che aspetta da tempo, si è sempre professato innocente, spiegando che si era trattato di un tocco fortuito. Del resto, la Federazione svizzera (che aveva aperto un’indagine) non l’ha mai sanzionato. L’episodio in questione risale ai Campionati svizzeri dell’anno scorso, quando Martin Rios e la fedele Jenny Perret affrontano in semifinale nel doppio misto la coppia zurighese composta da Mario Freiberger e Michèle Jäggi. A un certo punto, in una delle fasi decisive del match, mentre sta spazzando il ghiaccio per velocizzare un suo lancio, Rios sfiora la pietra con il piede sinistro, facendole apparentemente cambiare traiettoria. Quella partita alla fine Rios e Perret la vincono, e sullo slancio trionfano pure in finale, ciò che garantisce loro la partecipazione ai Campionati del mondo in Canada, torneo in cui la coppia del Cc Glarona è a dir poco irresistibile e non dà scampo a nessuno dei suoi rivali. E grazie a quel titolo mondiale celebrato Oltreoceano, la Federazione svizzera otterrà il diritto di gareggiare nel doppio misto ai Giochi in Corea. Dove, appunto, Rios e Perret fra qualche ora si giocano un’altra medaglia d’oro, che il nostro Paese attende da vent’anni. Di fronte si troveranno una selezione del fortissimo Canada, Paese in cui il curling va per la maggiore e, dove, quindi, l’episodio del ‘Piede di Dio’ non è passato inosservato. Così come a qualcuno non sarà passato inosservato il fatto che, l’altro giorno, in SvizzeraNorvegia, lo stesso Martin Rios si sia messo a lavorare di scopa per prolungare la traiettoria di un sasso avversario prima che lo stesso varcasse la ‘tee line’ che taglia in due la cosiddetta ‘casa’. Un gesto che non è piaciuto troppo al curler scandinavo, il quale si è avvicinato al glaronese per rammentargli le regole.