Salah, faraone e profeta
L’egiziano ex Basilea in patria è un idolo, anche per l’impegno sociale profuso a favore del suo villaggio natale
Da quando ha lasciato Basilea sono già trascorsi quattro anni, durante i quali ha vestito altrettante maglie: Chelsea (2014-15), Fiorentina (2015), Roma (201517) e dalla scorsa estate Liverpool. E proprio in Inghilterra, con la mitica casacca dei Reds Mohamed Salah ha finalmente ottenuto la consacrazione. Ventotto reti in 35 partite stagionali la dicono lunga sulla maturazione di un giocatore che ai tempi del Basilea era diventato famoso per la sua velocità ben più che per il fiuto del gol. Oltre alle prodezze in Premier League, ad abbellire il palmarès del Faraone d’Inghilterra sono giunte le due reti contro il Congo, sinonimo per l’Egitto di qualificazione ai Mondiali, e il Pallone d’oro africano. Ma, nonostante il successo internazionale, Salah non ha mai dimenticato la terra natale... «Da tre anni le sue vacanze coincidono con il mese di Ramadan e le trascorre al villaggio assieme ai suoi amici», afferma Ghamri Abdelhamid Al-Saadani, ex allenatore del centro sportivo di Nagrig, villaggio d’origine di Salah. Un legame che non si è mai spezzato, quello con Nagrig, dove “Momo” è divenuto un idolo... «Grazie alla sua moralità e alla sua umiltà è diventato un giocatore professionista», afferma sicuro Mohamed Abdel Gawad dall’alto dei suoi 12 anni. Lui e i suoi compagni approfittano tutti i giorni di una delle iniziative sponsorizzate dal campione a favore del villaggio natio: un campo da calcio in sintetico, una vera rarità da quelle parti. Nel villaggio del governatorato di Gharbeya, a 120 km a nord del Cairo, il nome di Salah è sulla bocca di tutti e una frase del discorso pronunciato in occasione della premiazione del Pallone d’oro africano viene ripetuta come un mantra: «Non smettete mai di sognare, non smettete mai di crederci»: una sorta di “Stay hungry, stay foolish” in salsa africana. A otto anni Salah ha iniziato a giocare nella squadra del villaggio: «Il suo talento era chiaro sin dalla culla» afferma ancora il suo ex tecnico Al-Saadani. Spinto da suo padre, il giovane prodigio è poi passato al Basyoun, poi al Tanta (capoluogo del Ghabreya), infine al Cairo... «L’attuale successo di Mohamed dimostra il suo talento, ma pure la sua perseveranza – afferma Maher Shateya, sindaco di Nagrig –. A 14
anni, quando giocava con l’Arab Contractors Sporting Club del Cairo, per andare ad allenarsi si sobbarcava una trasferta di 10 ore tra andata e ritorno». Il sindaco di Nagrig sottolinea l’impegno sociale di Salah nei confronti della popolazione della
regione. Oltre al campo da calcio ha contribuito alla creazione di un’unità di cure intense all’ospedale di Basyoun e alla creazione di un’associazione benefica a Nagrig incaricata di versare aiuti finanziari mensili alle persone in difficoltà. Senza dimenticare l’apertura di un centro religioso. Figlio di genitori conservatori, Salah è cresciuto in un ambiente religioso, a 20 anni si è sposato con Magi, una ragazza del villaggio, e alla sua unica figlia ha dato il nome di Makka (La Mecca in arabo).