L’Anc scarica Zuma
Johannesburg – Jacob Zuma se ne vada, o verrà cacciato. L’African National Congress, affrontando uno dei momenti più difficili della propria storia post-apartheid, ha intimato al presidente in carica di rimettere il mandato. Se non lo farà, verrà sfiduciato da un voto parlamentare, questa volta decisivo dopo le molte in cui lo stesso Anc lo aveva salvato. I vertici del partito che fu di Nelson Mandela hanno faticato a concordare l’ultimatum a Zuma (su cui pesano accuse di corruzione e distrazione di fondi pubblici), al prezzo di una penosa divisione interna. La decisione è stata quella di chiedere a Zuma di dimettersi, senza intimargli una scadenza, ma con un voto di sfiducia (richiesto dall’opposizione) già in calendario per il 22 febbraio. «Non so cosa succederà, lasciamolo decidere al presidente Zuma», ha detto il segretario generale dell’Anc Ace Magashule, riferendo che il capo di Stato ha promesso una riposta entro “poche ore”. Zuma, ha confermato Magashule, voleva restare ancora alcuni mesi, troppi tuttavia per il partito che si prepara a elezioni presidenziali condizionate da un quadro economico generale degradato. Magashule ha sostenuto che l’Anc cerca una “soluzione amichevole” con Zuma, e che a succedergli dovrà essere Cyril Ramaphosa. L’attuale vicepresidente, un tempo considerato delfino di Mandela, era stato eletto capo dell’Anc al congresso di dicembre proprio con la prospettiva di succedere a Zuma il prima possibile. L’uscita di scena del più controverso presidente sudafricano non è quindi ancora sancita ma è in corso: un Consiglio dei ministri fissato per le scorse ore, che avrebbe dovuto essere presieduto da Zuma, è stato rinviato sine die. La motivazione, secondo un comunicato ufficiale, sono gli ”sviluppi che stanno avvenendo nel partito di governo”.