Chiamata alle armi dei servizi Usa
Il capo dell’intelligence: rischio di conflitto mai così alto dalla fine della Guerra fredda
Davanti al Congresso, Dan Coats torna ad accusare la Russia di preparare nuove interferenze nelle elezioni europee e americane
Washington – «Il rischio di conflitti nel mondo, compresi quelli tra le grandi potenze, non è mai stato così elevato dalla fine della Guerra fredda». Non si sa mai, in questi casi, se sia un auspicio o un allarmato avvertimento, ma quello rivolto al Congresso Usa da Dan Coats non è da liquidare come propaganda. Trattandosi del capo dei servizi di intelligence statunitense, le parole di Coats difficilmente resteranno senza conseguenze. Gli Stati Uniti e l’Europa, ha detto, sono sotto attacco: la Russia è già al lavoro per influenzare e manipolare le elezioni che si svolgeranno nel 2018 nei Paesi occidentali. Una visione sulle interferenze di Mosca nettamente in contrasto con quella del presidente Donald Trump, e che contempla una accusa rivolta agli stessi europei, le cui divisioni rischierebbero di favorire l’azione “sempre più aggressiva” di Russia e Cina. Per Coats, Vladimir Putin, che con la scusa dei Mondiali di calcio in Russia si appresterebbe ad aumentare la repressione contro l’opposizione interna, è soddisfatto del lavoro fatto sulle elezioni presidenziali americane del 2016. Tanto da aver già ordinato di ripetere il lavoro con le elezioni di metà mandato a novembre, quando verrà rinnovata gran parte del Congresso, e con le elezioni politiche che si svolgeranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi in diversi Paesi europei. Gli obiettivi sono sempre gli stessi: incoraggiare le posizioni politiche anti-americane per rafforzare la leadership del Cremlino, indebolire il legame tra Usa ed Europa, minare la politica delle sanzioni contro Mosca e contrastare gli sforzi per portare gli Stati ex sovietici come l’Ucraina nell’Unione europea. L’azione di disturbo russa – ha spiegato Coats, che coordina il lavoro di tutte le agenzie di intelligence Usa – era ampiamente prevedibile (o quantomeno corrisponde all’immagine che ne dà una radicata cultura ostile alla Russia, propria dei servizi Usa). Ma – questa la novità – Mosca sarebbe già all’opera: sia attraverso il lavoro degli hacker, che stanno moltiplicando i loro cyber-attacchi ai sistemi elettorali dei Paesi occidentali, sia attraverso la macchina della propaganda e della disinformazione, che agisce prevalentemente sui social media diffondendo fake news, anche con l’uso di robot. Questo con buona pace di Trump, che ha sempre minimizzato il ruolo di Mosca nelle interferenze sulla politica degli Usa e dei loro alleati e che ha anche detto di credere alle parole con cui Putin ha sempre negato ogni suo ruolo nelle elezioni presidenziali che lo hanno portato alla Casa Bianca. Che i servizi sparino su Putin per colpire Trump?