Sentenza milionaria, la street art non si tocca
I graffiti, per loro stessa natura una celebrazione dell’effimero, sono arte a tutti gli effetti, protetta dalla legge degli Stati Uniti: chi intenzionalmente li distrugge deve risarcire il loro autore. Sulla base di questo giudizio, un magistrato federale di Brooklyn ha ordinato all’imprenditore immobiliare Jerry Wolkoff di compensare con 6,7 milioni di dollari i 21 writers di 5Pointz il cui lavoro lo stesso Wolkoff aveva imbiancato nel corso di una notte nel 2013. La vittoria in tribunale è la seconda in pochi mesi per gli artisti della bomboletta dopo che in novembre una giuria aveva stabilito che 36 dei 40 graffiti di 5Pointz dovevano essere protetti in base al Visual Artists Rights Act perché i giganteschi murales del complesso di Long Island City avevano raggiunto “una statura artistica riconosciuta”. Il giudice Frederic Block è andato oltre, determinando che 45 delle decine di opere distrutte avevano valore artistico e accordando ai loro creatori il massimo del risarcimento. I graffiti di 5Pointz erano una meta internazionale per gli ammiratori della street art. I writer un anno fa si erano rivolti al giudice sperando che la loro vicenda potesse fare scuola. Prima della distruzione i magazzini su Jackson Avenue proprio davanti al museo di arte contemporanea PS1 avevano rappresentato un raro esempio di collaborazione tra immobiliarista e artisti di strada. Nel 1993, quando Long Island City era afflitta dalla criminalità, Wolkoff aveva permesso ai graffitari di decorare i suoi edifici con una serie di murales colorati, che poi sono diventati per 20 anni meta turistica. 5Pointz in un certo senso è stata vittima del suo stesso successo, aiutando a trasformare Long Island City nel vivace quartiere residenziale che è oggi. Così Wolkoff ha ottenuto dal comune luce verde al progetto che avrebbe raso al suolo l’avamposto artistico autogestito per costruire due grattacieli con appartamenti di lusso. Erano anni in realtà che 5Pointz era “condannato” ma nessuno ci credeva davvero, neanche nel 2013 quando il complesso fu nottetempo imbiancato con la protezione della polizia nell’ultima, ennesima sconfitta simbolica per il movimento che, aiutato perfino dal re dei writer Banksy, aveva cercato in extremis di ottenere la grazia. Nel 2014 erano arrivate le ruspe. Adesso, a cose fatte, la vittoria. Distruggere uno dei nuovi poli della graffiti art a New York d’ora in poi non sarà più così facile. A.B./ANSA