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Nei playoff c’è la salvezza

Il Verbano di Gian Prato guarda con serenità ai quarti di finale contro il Sarnen: ‘Abbinament­o stimolante’, dice il coach.

- Di Marzio Mellini

I ruoli si sono invertiti: un anno fa fu il Ticino Unihockey a centrare i playoff, quest’anno l’onore tocca ai “cugini” del Verbano, nei quarti contro il Sarnen. Un traguardo storico, rimesso pericolosa­mente in gioco nell’ultimo folle weekend. «La stavamo combinando grossa», scherza Gian Prato a proposito della sconfitta di Altendorf di sabato, cui il Vuh ha posto rimedio battendo domenica il Sarganserl­and. «A volte proprio non capisco cosa ci succeda – continua il coach della Regazzi –. Sarebbe stato peccato non arrivare sesti dopo il campionato che abbiamo fatto. Accedere ai playoff con due sconfitte, per effetto delle battute d’arresto delle rivali dirette, non sarebbe stato bello. Sabato non abbiamo proprio giocato. Non ho mai visto una cosa del genere. Con quella posta in palio, mi sarei aspettato una cattiveria senza limiti, invece niente. Abbiamo segnato l’1-0 e la luce si è spenta. Come incassare pugni senza reagire. Domenica invece abbiamo giocato sui nostri standard, con la voglia giusta di sacrificar­ci, per sopperire con il cuore dove non arriva il talento. E ne è uscita la vittoria decisiva». I playoff sono una piccola impresa, alla luce degli importanti cambiament­i avvenuti a inizio stagione. «Abbiamo cambiato dodici giocatori e perso l’intera seconda linea, con la partenza di alcuni giovani promettent­i. Con quei presuppost­i, i playoff sembravano un’impresa. Dopo sei sconfitte di fila, abbiamo cambiato linee e modo di lavorare, e siamo andati come treni, con un ritmo micidiale. Nel girone di ritorno abbiamo fatto 20 punti, il Sarnen che è terzo ne ha conquistat­i 21».

‘Vorrei due partite in casa’

La tenuta difensiva è migliorata. «Abbiamo incassato il 30 per cento di reti in meno, 120 invece delle 180 della scorsa stagione. Tutti si sono assunti maggiori responsabi­lità, e la fiducia cresciuta grazie ai buoni risultati ha fatto il resto. Molti giocatori hanno dimostrato a sé stessi e a chi è partito che erano in grado di reggere il confronto in questa lega. Chi l’anno scorso giocava un po’ meno, in terza linea, que-

‘La pressione è su di loro’

st’anno è invece esploso». Essere nei quarti significa anche essere salvi, senza assilli. Con il Sarnen si apre una serie da vivere serenament­e... «Può essere un abbinament­o stimolante. Hanno incassato più reti di noi. Offensivam­ente sono più forti, ma nelle situazioni speciali siamo lì, con le statistich­e. Vorrei riuscire a ospitarli due volte al Cst, portando la serie almeno fino al quarto match, anche per il pubblico. La pressione è sugli obvaldesi. Sei miei giocatori la vivono come una festa, serenament­e, potrebbe diventare insidioso, per loro. Non si possono permettere di perdere contro di noi, il loro obiettivo minimo è la semifinale: hanno un allenatore finlandese profession­ista e quattro stranieri. Dubito che accettino un’uscita ai quarti. Hanno anche un bel seguito di pubblico. Se la viviamo bene, ne possiamo ricavare qualcosa di positivo».

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