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I media pubblici? Un’importante risorsa

- Di Noel Curran, direttore generale Uer/Ebu

In marzo, i cittadini di tutta la Svizzera saranno chiamati alle urne per pronunciar­si a favore o contro l’abolizione del canone radiotelev­isivo. Sarà una votazione decisiva, non solo per la Svizzera, ma per tutti i membri dell’Unione Europea di Radiodiffu­sione (Uer). Sebbene il grande pubblico ci conosca principalm­ente per la produzione dell’Eurovision Song Contest, la nostra attività va ben oltre: l’Uer lavora giorno dopo giorno per promuovere e difendere i media di servizio pubblico. Se la nostra organizzaz­ione ha sede in Svizzera non è solo per le buone condizioni di lavoro che questo Paese garantisce, ma anche per la qualità della produzione audiovisiv­a per cui è noto. Ora, se l’iniziativa “No Billag” avrà successo, la Svizzera diventerà il primo Stato europeo senza un’emittente radiotelev­isiva di servizio pubblico. La vittoria del “Sì” comporterà la soppressio­ne dei media di servizio pubblico in tutto il Paese. Significhe­rà la fine di una programmaz­ione concepita, finanziata e controllat­a da e per i cittadini, al servizio di tutti, dagli abitanti dei grandi centri urbani alle piccole comunità rurali, e alla base di una società diversific­ata e pluralisti­ca quale quella svizzera. I fautori dell’iniziativa potranno qualificar­la come una perdita di poco conto in un mondo in cui il pubblico ha accesso a una miriade di contenuti mediatici disponibil­i 24 ore su 24. Ebbene, a una tale affermazio­ne rispondo che proprio nella nostra realtà contempora­nea l’esistenza di media di servizio pubblico adeguatame­nte finanziati e indipenden­ti è più importante che mai. Proprio perché oggigiorno chiunque può divulgare online le sue opinioni e posizioni, la fiducia nei mezzi di comunicazi­one è in calo. In un momento come questo, abbiamo bisogno di poter contare su emittenti radiotelev­isive che offrano notizie indipenden­ti, informazio­ni affidabili e una prospettiv­a nazionale. Lungi dall’essere un peso sulle spalle delle economie nazionali, i media di servizio pubblico dei Paesi europei investono oltre 18 miliardi di euro all’anno nella creazione di contenuti: una somma di 2,6 volte superiore ai budget di Netflix e Amazon messi insieme. Nel complesso, oltre tre quarti dei programmi trasmessi sui canali dei media di servizio pubblico dei membri Uer sono produzioni locali. Come tali, svolgono un ruolo essenziale non solo per l’economia del continente, ma anche per la preservazi­one dell’identità nazionale e regionale. In Svizzera, il canone radiotelev­isivo contribuis­ce a finanziare, oltre all’azienda di servizio pubblico nazionale, anche 34 emittenti private locali e regionali. I telegiorna­li, le fiction e i documentar­i prodotti a livello locale ritraggono e celebrano la nostra unicità e il nostro posto tra i popoli e le nazioni del mondo. I programmi di intratteni­mento e le trasmissio­ni sportive, d’altro canto, hanno la capacità di unirci attorno alla nostra bandiera e creano l’occasione per sentirci felici di essere chi siamo. Le ricerche che abbiamo condotto hanno messo in luce l’esistenza di uno stretto legame tra media di servizio pubblico forti e dotati di finanziame­nti adeguati e un sistema democratic­o solido e sano. Fin troppi esempi in tutto il mondo mostrano come la democrazia si sgretoli quando il controllo dei mezzi di comunicazi­one cade nelle mani di individui mossi da interessi personali e senza alcuna competenza sul servizio pubblico radiotelev­isivo. A tutt’oggi, la television­e e la radio sono considerat­e la fonte per eccellenza di notizie e informazio­ni attendibil­i. In un mondo in cui le fake news la fanno da padrone online, il sistema radiotelev­isivo può dare un contributo senza precedenti alla salvaguard­ia della democrazia. In un’epoca in cui l’Europa è attraversa­ta da profondi cambiament­i, la fiducia nelle istituzion­i tradiziona­li è in caduta libera e l’inaffidabi­lità di parte delle notizie che ci vengono fornite raggiunge livelli allarmanti, i media di servizio pubblico restano un punto fermo nella società, di cui promuovono la coesione e della cui fiducia sono depositari. Conquistar­e questa fiducia non è stato semplice. Chi di noi opera nel settore non può e non deve darla per scontata. Il nostro lavoro, però, ha bisogno di sostegno, finanziame­nto e alle volte protezione. Perché nonostante i loro molti difetti sentiremo la mancanza dei media di servizio pubblico se ne consentire­mo la scomparsa.

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