Una Regina di sorrisi
Dieci anni con in testa la corona, un’emozione raccontata dalla prescelta di Biasca, mai deposta per la gioia di un abbraccio al proprio paese e alle tradizioni, che si rinnova con la magia di una festa che non conosce età, scoppiata puntualmente ieri ser
Figlia d’arte, con il papà che da una vita s’impegna nell’animazione di Biasca e non solamente nelle settimane di Carnevale, Petra Rossetti è ormai diventata la Regina dei biaschesi. Da ben dieci anni è colei che siede al trono accanto a Re Naregna (irrefrenabile scoppio di riso, nel dialetto locale), portando la corona della Regina Taitü, pur non essendo mai stata in Etiopia da dove sembra – secondo quanto ci riferiscono nel reame – sia stato preso in prestito il nome; e senza essere (così almeno ci pare da come la conosciamo) neanche troppo autoritaria come è passata alla memoria l’imperatrice Taitù Batù, vanitosa e superba. Con un pizzico di emozione ricorda la sua prima esperienza da Regina, il calore della gente che ti acclama poco più che ventenne. Affetto che rompe sul finale della chiacchierata con una sortita, franca, come è costume da queste parti: «Sì, se mi vorranno, voglio ancora fare la Regina». La prima motivazione del ruolo assunto, concessa in modo spontaneo dalla Regina ci porta magicamente nell’ambiente festoso dei Carnevali: «Mi piace sempre più, per la gente che incontri, per la loro voglia di uscire e divertirsi, ridere e regalare sorrisi». Immagine romantica di gente della notte (e del giorno) che esce dalla quotidianità nello stesso periodo dell’anno in una ritrovata forma festosa di relazionarsi all’interno della stessa comunità, regalata dalla Regina che dice di vivere già nel corso dell’avvicinamento al periodo di Carnevale, come in un ‘Sabato del villaggio’ che dura settimane e settimane, in attesa del rito ambrosiano. «Poi non voglio più sentire notizie tristi, bollettini di guerra e le altre disgrazie dei notiziari. È una settimana che mi appresto a vivere intensamente, conscia del ruolo che ho ereditato in questa festa popolare», confessa la Regina. Una figura, quella della sovrana che, come la vive Rossetti (cognome patrizio il suo), è evoluta per così dire negli anni, con la maturità di una giovane che si fa donna. «Dicevo degli incontri che si fanno a Carnevale. Col tempo ho imparato ad apprezzare altri momenti, al di là delle serate danzanti, che forse prima non coglievo: nella semplicità di una tombola oppure di una risottata, emozioni comunque intense». Gioia regalata dalla ‘vecchierella’ come dalla ‘donzelletta’, dai bambini, che animano i tre cortei previsti da queste parti. «È l’incanto che regalano i loro sorrisi, comunque molto diversi gli uni dagli altri. C’è quello timido che abbassa lo sguardo, quello che ti saluta e ride. Coi loro occhi che ti guardano. E tu che senti la responsabilità, nella loro educazione, nel trasmettere i valori di Carnevale; che pensi che non vuoi ritrovarteli a 25 anni che scatenano risse in maschera. Sì, penso che il momento più emozionante in assoluto sia quello dei cortei». Rossetti dice di non aver mai immaginato, la prima volta che indossò il costume, che l’avrebbe portato per tutti questi anni. Merito del Re, all’anagrafe Tiziano Orsi? «È al mio fianco dal 2013, ci siamo trovati come due pezzi dello stesso puzzle. Con lui non mi annoio mai, ha in dono la felicità, mai ostentata».
Il presidente Nicola Fovini: ‘Qui c’è un ambiente diverso, ed è la gente stessa che lo fa’
Agli onori anche fuori dai confini, i biaschesi del Carnevale annoverano generazioni di carristi, dai nomi non forse alla portata di tutti, come i ‘Früsa Takia’, che citiamo tra i tanti perché curano una delle tendine allestite da formazioni di tutta la Svizzera italiana, con lo spirito voluto dal presidente Nicola Fovini: «Solo gruppi di Carnevale, qui non si fa cassetta, i grandi numeri non ci interessano». Riflettori sulla piazza centrale, potenziati (nell’attesa ormai messianica che il Comune la rinnovi), nell’arena dell’Olimpia (Dero&Utoe&Società Carnevale) e negli altri spazi di divertimento, raffigurati nella cartina. Ma alt, fermi tutti. Carnevale a Biasca è ‘Ra Froda’, satira che sgorga dalla Valle Pontirone, fino all’edicola; con un’innata forza, senza pari, che non ha certo bisogno di presentazioni. O lezioni.