Il convivio degli scriventi
Le letterature della Svizzera agli Incontri di Bienne, scopriamo di che cosa si tratta
Ogni anno, l’Istituto letterario svizzero ospita, durante due giorni, gli Incontri di Bienne. Un luogo dove autori e traduttori possono scambiarsi idee ed esperienze, avvicinando le letterature di un Paese culturalmente frammentato...
Nati nel 2008 grazie all’iniziativa di un gruppetto di scrittori, gli Incontri di Bienne sono cresciuti e si sono sviluppati oltre ogni aspettativa. L’undicesima edizione, svoltasi il fine settimana del 3-4 febbraio scorsi, ha accolto più di sessanta partecipanti. Per fortuna, il successo di questa manifestazione annuale destinata a chi si occupa o si interessa di letteratura non ne ha pregiudicato l’atmosfera conviviale tanto apprezzata e che contribuisce a renderlo un appuntamento unico nel suo genere in Svizzera. Durante due giorni, autori – siano essi scrittori o traduttori, affermati o ancora in erba – da tutta la Svizzera e oltre si incontrano nell’ambito di una serie di laboratori in cui discutono – in tedesco, francese, italiano e talvolta altre lingue ancora – sui loro testi, perlopiù inediti.
Uscendo dal guscio
Come afferma l’autrice giurassiana Marie Houriet, scrivere è un’attività solitaria. Questa solitudine è necessaria per chi esercita il mestiere della creazione o della traduzione letteraria, ma almeno una volta l’anno è salutare uscire dal proprio guscio per interagire con altri autori e in tal modo trovare spunti, confrontarsi con opinioni diverse e tessere legami personali stimolanti. Secondo Houriet, gli Incontri di Bienne si distinguono dalla maggior parte degli altri eventi letterari perché funzionano come riunioni di lavoro, quelle riunioni che in altri contesti professionali sono una pratica comune, generatrice di nuove idee e di creatività. Grazie alla rara opportunità offerta dagli Incontri di Bienne, anche chi scrive letteratura può beneficiare dei vantaggi di questi scambi tra colleghi e sentirsi parte di una vera e propria categoria professionale o, per usare le parole di Marie Houriet, “un corps de métier”. E dopo aver assorbito l’energia, l’effervescenza di quelle due giornate, si può
tornare alla propria scrivania, dove ci si immergerà nuovamente nel lavoro solitario, ma con uno sguardo su un orizzonte più vasto e ricco. Concretamente, gli Incontri di Bienne sono una serie di laboratori di circa un’ora e mezza. I partecipanti possono scegliere liberamente di seguire uno o l’altro degli atelier che si tengono nell’arco di due giorni nelle diverse sale dell’Istituto letterario svizzero. In alcuni atelier si discute di un testo inedito – una o più poesie, uno stralcio di un romanzo in fieri, un racconto – in lingua originale. Gli scambi consentono agli autori di avere un’idea di come il suo testo viene percepito e magari di elaborarlo poi sulla base delle considerazioni espresse dai colleghi, i quali a loro volta traggono dalla discussione stimoli utili per il proprio lavoro. Ci sono poi atelier in cui traduttrici e traduttori confrontano le loro versioni – anche in questo caso inedite – di uno stesso testo e commentano le proprie scelte lessicali, sintattiche, ritmiche o di registro in presenza di chi ha scritto l’originale. Altri atelier sono dedicati alla scrittura creativa, alla traduzione collettiva o a dibattiti aperti su argomenti relativi alla letteratura contemporanea.
Uno spazio di libertà
Se gli Incontri di Bienne sono così apprezzati dagli scriventi è anche perché sono uno spazio di libertà. Libertà di partecipazione: sono aperti a tutti e sono gratuiti. Grazie alla generosità dei finanziatori che credono in questo progetto – Pro Helvetia, fondazioni e sponsor privati, ma anche enti pubblici come il Cantone Ticino, che da anni mette a disposizione un importante contributo derivante dall’Aiuto federale per la lingua e la cultura italiana – vengono addirittura rimborsate le spese di trasferta e di pernottamento di chi partecipa producendo un testo, originale o tradotto. Libertà linguistica: poiché gli Incontri sono aperti in egual misura alle tre lingue ufficiali del paese e qualche volta ad altre lingue ancora, la presenza dell’italiano è cospicua e costante. Nel corso delle varie edizioni hanno partecipato parecchi autori del panorama letterario svizzero italiano, come la traduttrice Anna Allenbach, i poeti Fabio Pusterla e Pietro De Marchi o ancora narratori come Tommaso Soldini e Patrizia Barbuiani, per menzionarne solo alcuni. Libertà dai (pre)giudizi: i nuovi partecipanti sono sempre impressionati dalla convivialità e dall’informalità degli Incontri. A differenza di quanto accade in altre manifestazioni letterarie, non ci si sente né giudicati dal pubblico né in soggezione di fronte a grandi personalità, poiché le attività si incentrano su testi in divenire e non sulle opere già edite né sugli autori in quanto tali. Come sostiene Rudolf Bussmann, co-iniziatore degli Incontri di Bienne e lui stesso scrittore e traduttore, “der Text weiss immer mehr als der Author” (il testo ne sa sempre più dell’autore). Che si abbia tanta o poca esperienza, si è tutti riuniti intorno a un tavolo e si discute tra colleghi della forma e dei contenuti di uno scritto non ancora pubblicato e che non dovrà per forza esserlo nemmeno in seguito. Libertà espressiva: il corollario di tutto questo è che a Bienne è dato spazio anche a forme di scrittura e traduzione sperimentali – come nell’opera di Nathalie Garbely, Gilles Jobin o Isabelle Sbrissa – che altrove faticano a trovare sbocchi, ma che qui erompono nel piacere di spingere sempre più in là le possibilità creative che offrono le parole.
Sviluppi imprevedibili
Qualche volta agli Incontri nascono sodalizi che conducono a esiti produttivi di portata più ampia, com’è stato per l’autrice friburghese Ruth Wittig, che in seguito ai contatti allacciati e agli impulsi ricevuti a Bienne ha pubblicato un libro di racconti nel 2014. Un altro esempio è quello della traduttrice ticinese Carlotta Bernardoni Jaquinta e dell’autrice romanda Anne Brécart che, conosciutesi a Bienne, hanno iniziato a collaborare e nel 2017 sono state invitate insieme a Babel, festival di letteratura e traduzione a Bellinzona. Un’altra collaborazione è quella nata nel 2016 fra Walter Rosselli, prolifico scrivente poliglotta, e l’autore italo-basilese Diego Alfonso Casella. Alla fine dell’anno scorso, Rosselli ha pubblicato un volume di racconti per il quale Casella ha curato una dettagliata introduzione. La dodicesima edizione degli Incontri di Bienne si terrà nel febbraio 2019. Maggiori informazioni al sito: