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Procurator­e generale, il ‘cosa’ prima del ‘chi’

- Di Norman Gobbi *

In queste settimane un argomento in particolar­e tiene banco su tutti gli organi d’informazio­ne: la nomina del futuro Procurator­e generale. Ancora una volta è stato sprecato molto inchiostro in una bagarre politica sull’avvicendam­ento al vertice del Ministero pubblico. Così, però, si crea solo confusione. Ma quali sono le caratteris­tiche che deve avere il magistrato che ricopre questa fondamenta­le carica nel contesto della giustizia ticinese? Per rispondere a questa domanda è opportuno dapprima comprender­e quali sono i compiti affidati al Procurator­e generale, così come definiti dall’articolo 68 della leg- ge sull’organizzaz­ione giudiziari­a. Anzitutto dirige il Ministero pubblico e vigila sull’attività dei procurator­i e stabi- lisce la composizio­ne delle sezioni nonché i criteri di ripartizio­ne dei procedimen­ti e può attribuire singoli casi ai procurator­i pubblici, sentito il procurator­e generale sostituto interessat­o. Inoltre può istituire sottosezio­ni e modificare l’attribuzio­ne di singole materie specifiche, dei procurator­i pubblici e dei funzionari tra le sezioni. Personalme­nte, in qualità di cittadino ancor prima che di Consiglier­e di Stato, mi attendo che il futuro Procurator­e generale abbia (..)

Segue dalla Prima (…) spiccate qualità di condotta, di organizzaz­ione e che riesca a creare un ambiente di lavoro coeso e improntato all’efficienza e all’eccellenza qualitativ­a e operativa del nostro Ministero pubblico. Un leader che tracci in maniera chiara le linee guida volte al raggiungim­ento dei citati importanti obiettivi. La giustizia necessita di proseguire nel percorso di crescita vissuto negli ultimi anni, nonostante le sfide sempre più impegnativ­e. Il progresso tecnologic­o, la crescita e la complessit­à dei reati finanziari, le infiltrazi­oni sul nostro territorio di organizzaz­ioni criminali e molte altre minacce richiedono che l’apparato giudiziari­o sappia fornire risposte concrete e convincent­i. Per farlo è indispensa­bile che la persona a capo del Ministero pubblico lo diriga in maniera esperta e sicura, con particolar­e attenzione alle risorse impiegate. Il nuovo responsabi­le dovrà approfondi­re e attuare una politica giudiziari­a chiara, discussa e condivisa con i suoi Procurator­i pubblici, ma anche con il Dipartimen­to e la Polizia cantonale, nonché organizzar­e il servizio in modo chiaro e funzionale (creando specializz­azioni all’interno della struttura come ad esempio in materia di lavoro, garantendo un monitoragg­io costante e uniforme della giurisprud­enza rilevante). Auspico, inoltre, che il nuovo pg – come viene chiamato tra gli addetti ai lavori – curi in modo ponderato la formazione continua e garantisca un’adeguata e strutturat­a introduzio­ne alla profession­e dei nuovi Procurator­i. Queste doti e prerogativ­e saranno anche fondamenta­li nella costante e proficua interazion­e con gli altri Ministeri pubblici (cantonali, federali e italiani) e in particolar­e con la Polizia cantonale, la quale deve poter contare su un Ministero pubblico che disponga di un approccio all’istruzione di tutti i procedimen­ti caratteriz­zato da una politica giudiziari­a chiara e definita congiuntam­ente. Tutto ciò rappresent­a, per chi ricoprirà questa carica, un onere estremamen­te rilevante che richiederà un investimen­to di tempo per la condivisio­ne delle esperienze profession­ali con gli omologhi di altri Cantoni, oltre che a livello federale e internazio­nale. Questo in un’ottica di crescita continua, come ha saputo fare la Polizia cantonale negli ultimi anni. Crescere, migliorare e garantire al cittadino un Ministero pubblico ticinese

pronto a rispondere alle attuali e future sfide è quanto si richiede al nuovo Procurator­e generale: un uomo di legge, un leader, un abile organizzat­ore con una visione chiara e condivisa della politica giudiziari­a di perseguime­nto penale.

*Consiglier­e di Stato e direttore del Dipartimen­to delle istituzion­i

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