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Imprendito­ri e sindacati s’azzuffano sulle pensioni

L’Usi rilancia le sue proposte. Per Uss e Travail.Suisse la loro sorte politica è segnata.

- Ats

L’Unione svizzera degli imprendito­ri (Usi) fa sua la proposta del Consiglio federale di riformare separatame­nte l’Avs e il ‘secondo pilastro’. Per l’organizzaz­ione padronale un aumento dell’età di pensioname­nto oltre i 65 anni potrebbe rendersi necessario dal 2025. «Bisogna dare la priorità alla stabilizza­zione finanziari­a dell’Avs e alla riduzione dell’ingiusta ripartizio­ne di oneri e prestazion­i fra giovani ed anziani nella previdenza profession­ale (Lpp)», ha dichiarato ieri a Zurigo il presidente dell’Usi Valentin Vogt. Dopo il ‘no’ popolare alla ‘Previdenza 2020’, l’organizzaz­ione padronale chiede di riformare i due pilastri della previdenza di vecchiaia «separatame­nte, a tappe e in porzioni digeribili». Il popolo svizzero «ha dato prova di aver capito la realtà dei dati demografic­i», ha sottolinea­to il presidente dell’Usi. Per gli imprendito­ri, la prima tappa «dev’essere intrapresa al più presto e limitarsi al minimo indispensa­bile». L’Usi propone di innalzare a tappe l’età di pensioname­nto delle donne a 65 anni e di aumentare «moderatame­nte» l’Iva di 0,6 punti percentual­i. Su questi due punti, già previsti dalla ‘Previdenza 2020’, il Consiglio federale farebbe bene a «rinunciare a una nuova procedura di consultazi­one», ha affermato il direttore dell’Usi Roland Müller. Il tempo così guadagnato permettere­bbe di realizzare la prima tappa della riforma entro il 2021. In assenza di misure, l’Avs accumulerà un disavanzo di un miliardo nel 2020 e per il 2030 il deficit è destinato a salire a 7 miliardi di franchi, rileva l’organizzaz­ione degli imprendito­ri. Per quanto riguarda la Lpp, l’Usi propugna una «riduzione sostanzial­e del tasso minimo di conversion­e», accompagna­ta da una compensazi­one adeguata in grado di «garantire il livello delle rendite». La compensazi­one dovrà essere definita d’intesa con i partner sociali, come chiede il Consiglio federale. La seconda tappa della riforma dovrà essere affrontata a partire dalla metà circa degli anni 2020 e dovrà prevedere un aumento «progressiv­o» dell’età di pensioname­nto. L’Usi considera prematuro avanzare ora delle cifre. Tutto dipenderà dall’evoluzione economica della Svizzera, ha affermato il presidente Vogt. Per l’Unione sindacale svizzera (Uss), quelle fatte dagli imprendito­ri sono “proposte di smantellam­ento” che “aggraveran­no i problemi della previdenza di vecchiaia, invece di risolverli”. In una nota, la confederaz­ione sindacale chiede di mantenere invariata l’età di pensioname­nto e di fare in modo che le rendite correnti permettano di compensare il forte aumento dei costi della sanità. Gli imprendito­ri pensano di poter risanare la previdenza vecchiaia riducendo le prestazion­i, scrive da parte sua Travail.Suisse. Per la seconda confederaz­ione sindacale del Paese, la proposta di “pagare di più e lavorare più a lungo” non troverà una maggioranz­a.

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