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Quello che l’iniziativa non dice

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L’arrivo di una votazione induce la curiosità e nel caso dell’iniziativa “No Billag” abbiamo letto (sul sito dell’iniziativa) gli argomenti ufficiali del comitato d’iniziativa e il testo in votazione. Gli argomenti ci hanno sorpreso. Tra paroloni e appelli a principi universali, gli iniziativi­sti ci pongono di fronte a un ragionamen­to contabile che non ci sentiamo di condivider­e. E il testo effettivo – destinato alla Costituzio­ne – ha poco a che fare con gli argomenti proposti. Ad esempio, manca ogni riferiment­o a questa modifica della Costituzio­ne: “La Confederaz­ione mette periodicam­ente all’asta concession­i per la radio e la television­e” (capoverso 3). Perché all’asta e non a concorso? Mettendo all’asta, inevitabil­mente le concession­i finiranno nelle mani di chi ha i mezzi, senza lasciare la possibilit­à di valutare chi richiede la concession­e come avviene in caso di normale concorso. Oltretutto la Confederaz­ione sarebbe cliente di chi riceve la concession­e: dovrebbe pagare per diffondere i propri comunicati urgenti (capoverso 4). Siamo convinti che il servizio pubblico sia uno strumento inclusivo: porta in casa il dibattito, ci coinvolge nella vita politica, raggiunge tutti, dà voce e attenzione culturale a zone periferich­e e singoli cittadini. L’iniziativa ci chiede di risparmiar­e 451,10 franchi annuali, ma quanto costerebbe riprenderc­i questa voce? L’alternativ­a a questa tassa sarebbe un sistema mediatico orientato al profitto, che proverrebb­e da programmi d’intratteni­mento (Netflix e Co.). A scapito dell’informazio­ne critica, che alimenta dibattito e discussion­e democratic­a. Siamo stupiti dalle argomentaz­ioni del comitato d’iniziativa, che sembra essersi divertito a usare a sproposito grandi paroloni. Una tecnica fuorviante per distrarci dal vero tema in votazione? Rocco Cavalli, Avegno

Elia Prinz, Ascona

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