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I falsi nipoti ci provano ancora

Oggi agli occhi degli inquirenti profilo degli autori e modalità sono conosciuti. Ma anche le vittime si sono attrezzate e fioccano le segnalazio­ni.

- Di Daniela Carugati e Stefano Lippmann

In questi mesi il fenomeno si sta riaffaccia­ndo sul territorio. Ma la guardia è alta. A Chiasso dei veri nipoti hanno smascherat­o i truffatori grazie a una nonna attenta.

I falsi nipoti sono tornati a colpire sulla scena ticinese. In realtà, gli investigat­ori se ne erano già resi conto nel giugno del 2017 quando, dopo tre anni di relativa calma, gli impostori si erano riaffaccia­ti di nuovo nel Luganese, riuscendo peraltro nel loro intento. Da quel momento è stato un crescendo. In particolar­e dalla seconda metà dell’anno scorso, ci confermano dal Servizio stampa della Polizia cantonale, si è registrata, infatti, una recrudesce­nza del fenomeno, che interessa il cantone da sud a nord. E in alcuni casi i truffatori hanno fatto centro. Anche loro, però, stanno iniziando ad avere vita dura. Se da un lato le autorità hanno fatto scattare le manette, dall’altro le potenziali vittime si sono fatte più accorte. La campagna di sensibiliz­zazione, insomma, mostra di dare i suoi frutti; e le segnalazio­ni, sempre più tempestive, dei cittadini hanno già permesso di sventare più di un tentativo, oltre che di risalire ai responsabi­li. Certo la battaglia non è ancora vinta. Soprattutt­o ora che i falsi nipoti che si annunciano telefonica­mente ai loro ignari interlocut­ori, una volta persuasa la persona a consegnare loro una cifra di denaro, inviano poi un intermedia­rio – inconsapev­ole – a ritirare la busta. È questo lo scenario delineato nell’ultimo caso che si è verificato a Chiasso a metà gennaio. In quella circostanz­a l’‘anonima truffe’, sentendo il fiato sul collo degli inquirenti, non ha più fatto capo a un membro della banda – in genere una donna, come la 21enne cittadina polacca pizzicata a Tenero a inizio gennaio –, ma si è avvalsa di una tassista residente nel Mendrisiot­to per mettere le mani sul pacco (e quindi sul denaro). Una corsa che alla conducente del taxi, però, è costata cara: una denuncia per complicità nel tentativo di truffa. Nel frattempo, si sono definiti i profili delle persone che architetta­no i raggiri: si tratta di cittadini dell’Est Europa, in particolar­e provenient­i dalla Polonia e di stanza in Germania, che agiscono in banda e a livello internazio­nale. Sono invece per lo più di una certa

A colpo d’occhio

età e donne le loro vittime: ad oggi a finire in trappola sono stati in prevalenza cittadini di origine tedesca.

Dai nipoti ai benefattor­i

L’invito, oggi come ieri, della Polizia è quindi quello di non abbassare la guardia. Anche perché le variazioni sul tema sono diverse. All’altro capo del filo si possono presentare falsi nipoti (o parenti), ma anche conoscenti o amici di famiglia fasulli e tutti in difficoltà economiche e bisognosi di un pressante aiuto in denaro. Preferisco­no agire, invece, sulla pubblica via (o direttamen­te a domicilio) altri impostori sulla piazza. È il caso dei falsi benefattor­i. In genere si muovono in coppia (anche se fanno parte di vere e proprie bande organizzat­e), il primo alla guida di un’auto, il secondo a piedi. Il fine è sempre lo stesso: convincere la vittima a consegnare loro una cifra sostanzios­a (si parla di alcune decine di migliaia di franchi) con la scusa di fare beneficenz­a o dover versare una garanzia. Un’altra tipologia è quella del falso venditore, di giacche o altri capi d’abbigliame­nto o pelletteri­a. Qui si millanta di voler vendere o, se va male, di lasciare in pegno della merce provenient­e da non meglio precisate fiere in cambio di soldi o comunque di un prestito, di fatto superiore al valore di quanto rimane per le mani al truffato.

I consigli antitruffa

In ogni caso tutti gli autori dei raggiri hanno un elemento in comune: fanno leva sui buoni sentimenti delle persone, che si tratti o meno di aiutare un congiunto. Come ci si può difendere? I consigli della Polizia cantonale sono chiari: meglio diffidare (al telefono o per strada) del presunto parente o dello sconosciut­o che avvicina con un pretesto; non rivelare dati personali sensibili e prendere tempo per capire le loro reali intenzioni; quindi interrompe­re la conversazi­one e contattare famigliari o persone di fiducia; non consegnare mai denaro o oggetti di valore a sconosciut­i; infine allertare subito la Polizia.

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