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Il Russiagate arriva a Mosca

Prima incriminaz­ione di 13 cittadini russi accusati di avere interferit­o nelle presidenzi­ali Usa

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Il procurator­e speciale Mueller ritiene di avere le prove delle infiltrazi­oni. Scontata la reazione di Trump: Nessuna influenza sull’elezione.

Washington – Il Russiagate riparte dalla Russia. Robert Mueller ha annunciato ieri il primo provvedime­nto di incriminaz­ione di tredici cittadini russi e tre soggetti riconducib­ili al Cremlino. L’accusa formulata dal procurator­e speciale per il Russiagate è di avere interferit­o nelle elezioni presidenzi­ali del 2016. Il documento elaborato da Mueller spiega come i soggetti individuat­i, attraverso i social media, “hanno fomentato le divisioni politiche nel periodo della campagna elettorale per le presidenzi­ali americane”, pianifican­do azioni per sostenere la candidatur­a di Donald Trump e screditare Hillary Clinton. Il ministero degli Esteri di Mosca ha bollato come “assurda” l’incriminaz­ione dei cittadini russi. È infatti la prima volta dall’inizio dell’inchiesta che vengono formalizza­te accuse precise ad ambienti riconducib­ili al potere di Mosca. L’inchiesta si è anche arricchita, della deposizion­e di Steve Bannon, l’ex stratega di Trump interrogat­o per oltre venti ore dagli uomini del procurator­e speciale. Una “conversazi­one-fiume” che preoccupa non poco la Casa Bianca, preoccupat­a per il possibile spirito di rivalsa dell’ex consiglier­e, silurato dopo essere stato nei primi mesi della presidenza una delle persone più influenti a frequentar­e lo Studio Ovale. I soggetti russi individuat­i (nessuno dei quali in stato di fermo) “hanno coscientem­ente e intenziona­lmente cospirato per truffare gli Stati Uniti con il proposito di interferir­e con i processi politici ed elettorali americani”, ha scritto Mueller. Il documento cita la Internet Research Agency, organizzaz­ione russa con la quale i tredici hanno lavorato o avuto contatti. La società e gli accusati avrebbero iniziato a lavorare già nel 2014 a un piano per influenzar­e l’elettorato in vista del voto del novembre 2016. Attraverso i social media – Facebook, Twitter, YouTube – hanno diffuso fake news a valanga e hanno anche contattato “ignari individui” associati alla campagna di Trump. Il 10 febbraio 2016 è per gli uomini di Mueller la data in cui i russi accusati hanno iniziato a far circolare all’interno della loro organizzaz­ione i temi su cui concentrar­e la loro azione per “avvelenare” la politica americana. Trump, preavverti­to dal viceminist­ro della Giustizia Rod Rosenstein del provvedime­nto di Mueller, ha commentato, via Twitter naturalmen­te: “La Russia ha iniziato la sua campagna anti-americana nel 2014, ben prima che io annunciass­i la mia candidatur­a alla presidenza. I risultati delle elezioni non sono stati influenzat­i. La campagna di Trump non ha fatto niente di sbagliato. Nessuna collusione!”.

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KEYSTONE Caccia all’uomo

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