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Un angelo alla stazione

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«Per questioni di età, continua il presidente, anno dopo anno ci troviamo con qualche socio in meno e il ricambio non è facile». Le ragioni? «Le prime migrazioni – interviene Sperandio – sono state molto dure, erano gli anni di Schwarzenb­ach, per cui i circoli nascevano per dare aiuto, sostenere le persone. In certi casi, la nostra Provincia organizzav­a dei rientri a chi perdeva il lavoro. Abbiamo poi scoperto che dei trentini erano venuti qui dopo la grande guerra: andavano a falciare i prati o a fare i boscaioli su per la Leventina».

Dormivano in baracche con letti a castello, se andava bene. Nel 1955, il primo Circolo...

Realtà oggi difficili da immaginare, salvo cambiare scenario. «Dormivano in baracche con letti a castello, se andava bene – dice Busacchi –. Nel 1955, il primo Circolo a Sciaffusa che anticipa di qualche anno l’Associazio­ne dei Trentini nel Mondo. Una cosa che parla da sola». Le nuove generazion­i? «Si sentono pienamente ticinesi, anche se noi cerchiamo di sensibiliz­zarli perché le radici sono importanti». Al ‘Circolo Trentini In Ticino’, partecipan­o cittadini ticinesi e svizzero-tedeschi. Le attività vanno da incontri culturali, gite in Italia, passeggiat­e nel territorio. Non manca la cucina e a primavera una festa con crauti nostrani e patate. Quando a diciotto anni Busacchi lascia Rovereto per andare a Zurigo alla ricerca di lavoro, fuori dalla stazione trova un bar dove mangiare qualcosa. «A un certo punto un signore mi fissa e in perfetto italiano chiede se avevo un lavoro. Cosa sa fare? dice. Ho fatto la scuola tecnica. Allora mi dà un biglietto con l’indirizzo di una fabbrica. Ci vado, vengo assunto, inizio a lavorare con grande impegno». Il ricordo, con un po’ di emozione si ferma su Robert Bürgisser, imprendito­re decisivo per la sua carriera profession­ale. Ma quel misterioso signore, che era turco, non l’ha piu’ trovato: «Per me, un angelo». Come nel film di Wim Wenders, ogni tanto gli angeli scendono dal cielo, a un passo da noi.

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