laRegione

Quello che i test attitudina­li non dicono

- Di Luca Maghetti

Segue da pagina 4 Si deve quindi giungere alla conclusion­e che, rettamente, la lettura di questi test non può portare a risultati certi sull’idoneità o meno di un candidato, come peraltro ritenuto, a giusta ragione, dalla Commission­e di esperti. Essenziali sono in effetti, oltre alla dimensione attitudina­le, l’etica, la serietà che il candidato è in grado di dimostrare con il suo passato segnatamen­te profession­ale. Conta ovviamente anche la durata dell’impegno che egli è disposto ad assumere. Del resto su decisioni future, ne sono persuaso, i test attitudina­li possono dire ben poco. Aveva ragione anche l’avv. Salmina quando la scorsa settimana, su questo giornale, osservava, in sintesi, “test attitudina­le per cosa?”; il bando di concorso non lo precisava e quindi, necessaria­mente, l’esame dell’autorevole istituto zurighese, non può che essere stato generico. Per concludere, vi sono sufficient­i elementi di storia personale e attitudina­le dei candidati per fare la scelta giusta, al di là delle singole simpatie o casacche di partito. Abbiamo tre magistrati in carica che hanno dimostrato impegno, tenacia e serietà e, a mio modo di vedere, è su questi soggetti che la scelta deve concentrar­si. Se poi il sost pg Perugini dirà chiarament­e per quanto tempo si vuole impegnare – ritenendo peraltro scontata una sua rielezione, fra due anni, alla scadenza del mandato – la scelta sarà ancora più facile.

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