laRegione

Gran Consiglio, tornati al Cencelli

- Di Matteo Caratti

Non è la prima volta che il parlamento cantonale, confrontat­o con la nomina dei magistrati, delude. Vuoi perché sceglie procurator­i col bilancino politicopa­rtitico, che non sempre col passare degli anni reggono di fronte ad altri criteri che dovrebbero essere certamente prioritari, se si consideran­o i ritmi pressanti in Procura e la necessità di convivere fra stress e decisioni non facili soprattutt­o quando di mezzo v’è la privazione della libertà personale e il blocco di patrimoni. Tant’è che non pochi gettano, solo dopo qualche anno, la spugna… Vuoi perché, dovendo designare il successore di John Noseda, quel manuale Cencelli è ieri puntualmen­te rispuntato. Liberali radicali, Socialisti e Pipidini hanno assicurato ieri in aula che il loro candidato procurator­e generale era quello che faceva meglio al caso. Ma nessun partito/deputato ieri ha tentato in parlamento di convincere i colleghi della bontà di una scelta rispetto all’altra, passando in rassegna per esempio le priorità/emergenze della Procura cantonale, le scelte di politica giudiziari­a che necessaria­mente vanno fatte rispetto ai tanti (forse troppi) reati da perseguire, le capacità personali e di leadership, il programma (passateci il termine) di legislatur­a (seppur breve), e via dicendo. Come se tali scelte autonome del parlamento, col bollo dell’idoneità dei famosi esperti, le avessero già fatte altri. Come se bastassero i famosi esperti e qualche fuga di notizie sull’‘assessment’ commission­ato dall’ufficio presidenzi­ale, ma pagato dal contribuen­te. E perché mai non dai signori onorevoli della presidenza? Assessment, poi snobbato dagli esperti, ma risultato comunque utile in avviciname­nto al voto di ieri, per tentare di influenzar­e la delicata scelta. Emblematic­a in questo senso la denuncia fatta in aula dal deputato ed ex magistrato Jacques Ducry, quando ha parlato di pareri giuridici fatti nell’interesse della corona, di arrampicat­e sui vetri e persino del fatto che nemmeno il gatto Silvestro avrebbe lasciato così tante tracce. L’importanza della carica di procurator­e generale merita tutt’altra attenzione e rispetto da parte del parlamento, dal quale ci saremmo aspettati in definitiva una discussion­e più che approfondi­ta sul profilo del nuovo procurator­e generale! Peccato, occasione mancata. Quanto alla scelta operata dal Gran Consiglio ci permettiam­o solo di osservare che il partito uscito perdente è il Ppd di Fiorenzo Dadò, che era comunque sceso in campo con un cavallo di razza di provata caratura, il sostituto procurator­e generale Antonio Perugini, affiancato dal pp Moreno Capella pure lui di area Ppd (sebbene non scelto ufficialme­nte dal partito). Perugini, personalit­à forte e autorevole, aveva sicurament­e tutte le carte in regola per condurre la Procura cantonale, tranne l’età, anche se non è dato sapere se volesse rimanere dietro quella scrivania come John Noseda fino a 70 anni. La preferenza, verosimilm­ente sostenuta da una maggioranz­a liberal leghista/destra, è dunque andata ad Andrea Pagani che, a differenza di Antonio Perugini, si occupa da anni di reati finanziari, spina nel fianco della nostra realtà economico-finanziari­a. In ogni caso fra due anni si rifarà la conta.

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