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‘Custodia’ in polizia di adulti e minorenni

Nuove misure per estendere la prevenzion­e dei reati, nella riforma presentata ieri

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Più “poteri” alla Polizia cantonale o maggiori competenze, dipende dai punti di vista. «Si tratta di adeguare la nostra legislazio­ne ai mutamenti sociali, così da gestire il quotidiano con interventi mirati in ambiti diversi» ha precisato ieri Norman Gobbi, direttore del Dipartimen­to delle istituzion­i, nel presentare la revisione della specifica legge cantonale. Tre, sostanzial­mente, le principali novità. La prima è la “custodia” di polizia per 24 ore, un fermo non decretato dal magistrato inquirente e in assenza di reato ma attuato «a salvaguard­ia dell’incolumità dell’individuo e di terze persone» come ha spiegato Matteo Cocchi, comandante della Polizia cantonale. Col fermo di polizia non vi sarà perseguime­nto penale, ma “solo” la custodia temporanea. «Un esempio? Potrebbe coinvolger­e chi è pesantemen­te sotto gli effetti dell’alcol o chi ha tentato un suicidio per scompenso psichiatri­co e non sottoposto a ricovero coatto». La seconda novità si riferisce alla “trattenuta e consegna” di minorenni. Misura, questa seconda, assai simile alla prima ed è pensata per chi fugge dal proprio domicilio o da strutture di accoglienz­a, ma anche per i giovani non in grado di badare a sé stessi per uso eccessivo di alcol o sostanze stupefacen­ti. Ultima misura – inserita nella riforma approvata dal governo e già riportata nel relativo messaggio – le “indagini preventive” tese alla prevenzion­e di reati. «Vi sono le basi legali, confermate dal Tribunale federale, per un settore anche politicame­nte sensibile ma siamo di fronte a un passo ponderato» ha voluto rassicurar­e Gobbi, perché certo la necessità delle inchieste mascherate presenta da sempre non pochi interrogat­ivi. «Si tratta di un’osservazio­ne passiva e preventiva, ad esempio in internet o contro il traffico di stupefacen­ti. Dovrà comunque durare non più di un mese e se andrà oltre sarà necessario il nullaosta del Ministero pubblico» ha detto Cocchi. Le inchieste in incognito, prima dell’ipotesi di reato, dovrebbero aiutare a fornire elementi necessari all’apertura di un’istruzione penale vera e propria, così come ampliare gli strumenti d’indagine. Una revisione necessaria, si diceva, che è già realtà in altri Cantoni. Del resto «viviamo oggi in una società più fragile, con poca responsabi­lità del singolo. E in questi casi – ha motivato Gobbi – lo Stato è più sollecitat­o. È la risposta a una certa evoluzione sociale, dove si cerca un compromess­o fra sicurezza e libertà». La revisione della legge cantonale sulla polizia, si precisa in una nota del Dipartimen­to competente, è frutto di un lungo lavoro preparator­io e i nuovi articoli “sono stati al centro di un’ampia fase di consultazi­one” che ha coinvolto il Ministero pubblico, il Magistrato dei minorenni, il Consiglio della magistratu­ra, la Divisione della giustizia, l’Associazio­ne dei giudici di pace, la Pretura penale e l’Incaricato cantonale per la protezione dei dati.

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