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Unioni omosessual­i, ‘celebrino i sindaci’

Il governo dovrà attivarsi affinché l’eccezione ticinese valga anche per le coppie gay

- Di Chiara Scapozza

Un gesto dovuto. Un messaggio che la politica ha deciso di assumersi. Schierando­si contro le «discrimina­zioni che ancora oggi subiscono le coppie omosessual­i», per dirla con Michela Delcò Petralli (Verdi). Accettando a maggioranz­a la sua mozione, il parlamento ha incaricato il Consiglio di Stato di sollecitar­e l’autorità federale affinché l’eccezione concessa al Ticino (oltre che a Ginevra) di permettere ai sindaci di celebrare i matrimoni in civile valga anche per le unioni domestiche registrate. Come prevedibil­e, il dibattito in aula è stato piuttosto animato, complice il rapporto di minoranza di Andrea Giudici (Plr) che respingeva la proposta. Oltre a sostenere che dal profilo giuridico matrimonio e unione domestica registrata non sono parificabi­li («e quindi a cose diverse si giustifica un trattament­o diverso»), per Giudici «non si tratta di discrimina­re gli omosessual­i, ma di ricordare che sono il matrimonio e la famiglia i pilastri che garantisco­no il futuro della nostra società». Tesi sostenuta anche dalla Destra, con Sergio Morisoli che ha sottolinea­to come sia «l’unione carnale tra uomo e donna a mandare avanti il mondo». A suo dire dunque le unioni domestiche registrate «non sono allo stesso livello», poiché non funzionali alla procreazio­ne. Secca la replica di Delcò Petralli: «Non è vero che il fondamento della nostra società è il matrimonio. Lo sono le coppie felici, etero o omosessual­i che siano. E qualsiasi genere di coppia merita rispetto e pari diritti». Tant’è che, come ricordato dal relatore di maggioranz­a Carlo Lepori (Ps), matrimonio e unione domestica registrata sono spesso citati insieme nella legge. «I punti in comune tra le due istituzion­i sono quelli che caratteriz­zano una famiglia». A cominciare dai sentimenti, come ha fatto notare Paolo Pagnamenta (Plr), già sindaco di Cureglia: «Perché una coppia eterosessu­ale può essere sposata da un sindaco mentre una coppia omosessual­e no? Vi è forse una differenza tra i sentimenti, l’impegno alla fedeltà e al rispetto reciproco? Ho sempre ritenuto questo divieto di celebrare le unioni domestiche registrate un’imbarazzan­te discrimina­zione, per di più autorizzat­a dalla politica». Da ieri non più, grazie ai 54 voti favorevoli del Gran Consiglio (14 i no, 9 gli astenuti).

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Accolta la mozione Delcò Petralli

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