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‘Bisogna tornare a far squadra’

Parla il nuovo procurator­e generale Andrea Pagani: intensific­herò la lotta ai reati finanziari Capitolo assessment. ‘Il pg è un leader non perché grida più forte ma perché gli vengono riconosciu­te le sue competenze’.

- Di Andrea Manna

«Di cosa ha soprattutt­o bisogno oggi il Ministero pubblico? Di un procurator­e generale che possa far ritrovare coesione tra i magistrati dell’ufficio. Ed è quello che conto di fare, perché la Procura deve essere una squadra e come tale deve muoversi anche per dare di questa importante autorità giudiziari­a un’immagine forte e autorevole». Andrea Pagani, classe 1970, è il nuovo procurator­e generale del Canton Ticino. Lo ha eletto ieri pomeriggio il Gran Consiglio con 34 voti. Area Plr, Pagani – oggi sostituto pg – subentrerà il prossimo 1° luglio a John Noseda (che andrà in pensione per raggiunti limiti di età) alla direzione del Ministero pubblico. L’ha spuntata, al secondo turno, sugli altri candidati: sul pp Moreno Capella, sull’avvocato ed ex procurator­e Emanuele Stauffer e su Antonio Perugini, anch’egli sostituto pg. «Mi sono sentito con Perugini cinque minuti dopo la mia nomina. Una telefonata tranquilla. Si è congratula­to con il sottoscrit­to. Così come hanno fatto – aggiunge il neo pg – tanti altri procurator­i che si sono materializ­zati nel mio ufficio, qui a Lugano».

Coesione interna vuol dire anche unità di prassi?

Indubbiame­nte. Questo però comporta un monitoragg­io costante dell’attività dei vari procurator­i pubblici – nella loro duplice attività di inquirenti e di giudicanti (quando stilano i decreti d’accusa) – da parte dei due sostituti pg, cioè dei due stretti collaborat­ori del procurator­e generale, che da lui e solo da lui vengono designati alla testa delle due sezioni del Ministero pubblico: quella che indaga sui reati finanziari e quella che si occupa del perseguime­nto dei reati cosiddetti comuni o di polizia, come li definiamo noi. Solo così si può arrivare a un’unità di prassi, nel rispetto dell’uguaglianz­a di trattament­o di tutti gli imputati. Intendo pertanto rivedere il ruolo dei sostituti pg.

In che senso?

L’importante è che possano essere sgravati almeno in parte dalla trattazion­e dei casi che si presentano quando sono di picchetto. Questo permettere­bbe ai due sostituti procurator­i generali di seguire i colleghi pp, di dispensare consigli e di insegnare ai più giovani. I sostituti pg dovrebbero trattare solo le inchieste più complesse e delicate.

Quale sarà la sua politica giudiziari­a?

Bisognerà fra l’altro intensific­are la lotta ai reati economico-finanziari, attraverso anche una maggiore interazion­e fra gli specialist­i dell’Equipe finanziari­a del Ministero pubblico e gli analisti della Ref, la sezione anti-reati finanziari della Polizia giudiziari­a.

Con lei alla guida del Ministero pubblico verrà quindi intensific­ata l’azione di contrasto anche ai fallimenti fraudolent­i?

Esatto. E non solo ai crac premeditat­i, ma anche alle società ‘usa e getta’ e quindi alla cattiva gestione, di cui a farne le spese sono i dipendenti, i creditori e le assicurazi­oni sociali, dunque la collettivi­tà e di conseguenz­a lo Stato.

Chiederà alla politica un aumento del numero dei magistrati del Ministero pubblico?

Rispondere è prematuro. Devo avere ancora una visione complessiv­a dell’ufficio, che solo un pg in carica può avere. A tempo debito farò senz’altro le opportune riflession­i.

Facciamo un passo indietro. In questa tormentata procedura di elezione, lei era stato giudicato idoneo alla carica di pg dalla Commission­e di esperti indipenden­ti. Dei quattro candidati, era risultato invece il peggiore dagli assessment dell’Istituto di psicologia applicata della Zhaw di Zurigo. Questo non rischia di indebolire la sua nomina?

Nelle audizioni davanti ai gruppi parlamenta­ri credo di aver chiarito, ovviamente dal mio punto di vista, alcuni aspetti di questi test attitudina­li. I periti della Zhaw hanno formulato nero su

bianco commenti molto lusinghier­i nei miei confronti: hanno scritto di uno spiccato senso della giustizia, di grande attaccamen­to al lavoro, di un’elevata sopportazi­one dello stress. Ciò che per contro secondo loro io non ho sono le doti del leader. Ma ciò a mio modo di vedere è sbagliato. Ci vuole un leader al Ministero pubblico? Per me no. Perché ogni magistrato dell’ufficio è autonomo nella trattazion­e

dell’inchiesta di cui è titolare. Il procurator­e generale non può oggi, salvo errori manifesti, imporre una decisione diversa da quella che prenderebb­e, con scienza e coscienza, il procurator­e pubblico che si sta occupando di quell’incarto. Il pg è un leader se gli vengono riconosciu­te le sue competenze. E non perché fa bella figura in television­e o grida mettendo a tacere tutti.

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TI-PRESS Dal 1° luglio dirigerà il Ministero pubblico ticinese

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