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La Lega: ‘Alla fine fa stato la casacca. Che voti il popolo’

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«Alla fine il miglior candidato rimane quello con la casacca del proprio partito. Ciò che ci lascia con l’amaro in bocca e ci porta a chiedere nuovamente che sia il popolo a scegliere il procurator­e generale». Così Daniele Caverzasio, capogruppo della Lega, motiva la strategia adottata dal suo movimento: libertà di voto sulla nomina del successore di John Noseda e iniziativa parlamenta­re firmata da tutto il gruppo per sollecitar­e l’elezione popolare del procurator­e generale. Ciò che “permettere­bbe almeno parzialmen­te di escludere le influenze partitiche”, si legge nel testo dell’atto parlamenta­re. L’obiettivo dell’attuale sistema “di sottrarre ai partiti politici la nomina dei magistrati” risulta “completame­nte disatteso” secondo i leghisti: “Questo metodo di elezione dà adito ai soliti giochi politici che mirano ad eleggere una persona della propria parrocchia, rischiando spesso e volentieri di mettere in secondo piano le reali qualità del candidato”. Mentre il voto popolare (in vigore per i giudici del Tribunale di appello e per i pretori fino agli anni Novanta) “ha sempre dato buona prova di sé”. A non essere andata giù alla Lega anche la decisione dell’Ufficio presidenzi­ale di non distribuir­e ai colleghi i risultati degli ‘assessment’. Se queste perizie fossero state disponibil­i, l’esito del voto di ieri sarebbe stato diverso? «Probabilme­nte non sarebbe cambiato nulla, perché a monte, come detto, vi è il discorso di partito che rimane determinan­te. Tuttavia la ritengo una questione di sostanza – conclude Caverzasio –. Probabilme­nte i risultati degli ‘assessment’ non piacevano a qualcuno, che ha preferito fare lo struzzo e tenere la testa sotto la sabbia». SCA

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TI-PRESS/GOLAY Ieri la nomina in due turni

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