Scienza davvero per tutti
Un evento, organizzato dalla Corsi, per scoprire il dietro le quinte del popolare programma di divulgazione scientifica. Intervista al conduttore Giovanni Pellegri.
Il ‘Giardino di Albert’ incontrerà i suoi spettatori e ascoltatori, domani alle 18 al Cinema Forum di Bellinzona perché «è importante poter capire quello che il pubblico fa di questa trasmissione, per capire anche il valore di una proposta che porta la scienza, semplificata, in mezzo alla gente», spiega Giovanni Pellegri, conduttore del programma oltre che “ponte tra la scienza e i mass media” in quanto responsabile dell’Ideatorio dell’Università della Svizzera italiana. Pellegri, sarà – insieme al produttore Davide Conconi, alla responsabile della trasmissione radio Clara Caverzasio Tanzi – uno degli ospiti dell’incontro organizzato dalla Corsi, la Società cooperativa per la Rsi, al quale parteciperanno anche rappresentanti del mondo della scuola e dei genitori.
Giovanni Pellegri, quali i rischi di un programma divulgativo? Prima si è accennato al semplificare la scienza, e a questo possiamo aggiungere il fatto di puntare sul fascino e l’emozione: non rischia di essere riduttivo?
Penso che occorra sempre riflettere sul tipo di media che stai adoperando: l’epoca di Telescuola è finita, la televisione è legata a una vocazione di intrattenimento. Poi la tv è un oggetto che si sta trasformando tantissimo – ormai la abbiamo non solo a casa, ma anche in tasca, sul cellulare – ed è possibile guardare un programma quando e dove si vuole, il che permette trasmissioni di approfondimento e non solo di intrattenimento, ma la vocazione del ‘Giardino di Albert’ è quella di rivolgersi a un pubblico di non esperti, dai bambini alle persone senza una formazione specifica. Questo aspetto di rendere popolare la scienza è fondamentale – e apprezzato anche dal mondo scientifico per così dire “ufficiale”.
Insomma, la scienza come grande avventura…
Poco fa stavo registrando una puntata con Andrea Accomazzo, capo della missione Rosetta: lui potrebbe raccontare, al ‘Giardino di Albert’, i dettagli sulla geologia della cometa e delle molecole organiche che hanno trovato. Aspetti fondamentali per il sapere scientifico ma poco interessanti per tutti: ha invece raccontato il fatto che, guardando una cometa, ci siamo chiesti chi siamo noi, come mai la vita è arrivata sulla Terra. Questo permette di trasmettere a tutti il sentimento di essere parte di questa grande avventura: i dettagli scientifici li si trova su riviste scientifiche.
Un’avventura che è fatta di risultati ma anche di metodi: raccontando solo i primi non si rischia di abituare il pubblico a una scienza ‘miracolosa’ che scopre cose non si sa bene come?
È certamente una questione fondamentale: che cosa è il sapere, che cosa è il metodo scientifico. Ma se a volte può esserci poco spazio per la riflessione, il formato che si è scelto alterna un servizio che dà informazioni a un momento di discussione. Per raccontare il lavoro dello scienziato, per far vedere che lo scienziato non è solo quello in qualche laboratorio lontano, ma è il tuo vicino di casa dell’Usi, della Supsi. Una riflessione critica su dove va la scienza sarebbe certo importante, ma mi verrebbe da dire che lo strumento televisivo, più rapido, non è il più adatto. Non dimentichiamo comunque che il ‘Giardino di Albert’ è anche alla radio, e questo lavoro di approfondimento Rete Due lo fa molto bene.