El Niño: ‘Corvi? È geniale’
Dopo la stima di Fischer ecco i complimenti di Niederreiter. Che, però, avverte: ‘Anche Enzo ha la malattia degli svizzeri’.
Gangneung – Domenica mattina, nel duello con i cechi che vale l’accesso diretto ai quarti (miseramente fallito), nessuno ha più spazio sul ghiaccio di Enzo Corvi, che resta in pista per oltre ventun minuti. Non solo: prima della sfida di capitale importanza con i tedeschi, in agenda oggi alle tredici (e dieci), c’è un unico giocatore a disposizione di Patrick Fischer che ha beneficiato di più spazio rispetto al centro del Davos, ed è il ventottenne attaccante del Berna Simon Moser. Per qualcuno ciò può essere sorprendente, anche solo pensando al fatto che prima di volare a Pyeongchang il 25enne cresciuto a Coira aveva giocato appena otto volte in Nazionale (ciò che fa di lui, e di gran lunga, il giocatore con meno esperienza tra tutti i convocati). C’è però pure chi non è per nulla sorpreso, come quel Nino Niederreiter – stella dei Minnesota Wild – che dello stesso Corvi fu compagno di squadra, ma pure suo grande amico. «Enzo? È geniale, oltre che un attaccante dalle grandi qualità tecniche – dice El Niño, raggiunto telefonicamente negli States –. Infatti quand’è in pista legge benissimo le situazioni, e vede subito dove ci sono spazi liberi». Ma c’è un però, ed è la... ‘svizzerite’. Infatti Corvi, come molti dei suoi colleghi, al posto di cercare il tiro spesso predilige il passaggio a qualche compagno: «È un peccato, vedendo il tiro che ha». E per Niederreiter, che nel campionato più bello del mondo ha già collezionato quasi 500 partite, quella di cercare il tiro con il contagocce è una malattia tutta svizzera. «Ed è difficile guarirne». Sono due carriere ben distinte, quelle di Corvi e Niederreiter. En-
trambi avrebbero potuto passare al Davos quand’erano ancora in età juniores, ma se El Niño decise subito di puntare tutto sull’hockey, il suo amico scelse di ultimare dapprima la formazione professionale. Tanto che nel 2012 si divideva ancora tra gli juniores e la prima squadra del Coira (in Prima Lega!), mentre il suo illustre collega aveva già giocato oltre cinquanta partite in Nhl con i New York Islanders... «Ho bei ricordi, ripensando a quei tempi – continua Niederreiter –. Ed Enzo è un’ottima persona: non farebbe male a una mosca». Amici per la pelle, il rapporto tra i due naturalmente
cambiò quando Niederreiter lasciò il Davos ancor prima di debuttare in Lega nazionale A, inseguendo il sogno americano. «Quest’anno, però, è dura, e io a star fuori non ci sono abituato», dice alludendo ai ben due infortuni piuttosto seri (prima la caviglia, poi il perone) che gli sono capitati in stagione. Tuttavia, El Niño guarda avanti. «È dura arrivare ai playoff, ma al tempo stesso è una situazione divertente. Anche se io vorrei essere in Corea, perché i Giochi olimpici li adoro. Pur se, a dirla tutta, preferisco quelli estivi». A cui, però, ben difficilmente potrà mai partecipare.