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Consumi svizzeri, gas serra esteri

Uno studio dell’Ust rivela che gran parte delle emissioni nocive è riconducib­ile alle importazio­ni Nel 2015 in Svizzera sono stati prodotti 116,2 milioni di tonnellate di CO2. Più della metà è generata dalle economie domestiche.

- Di Fabio Barenco

Circa due terzi dei gas a effetto serra ‘svizzeri’ sono originati all’estero. È quanto rivela uno studio pilota realizzato dall’Ufficio federale di statistica (Ust) pubblicato ieri. Infatti, la ricerca non tiene solo conto delle emissioni prodotte nel Paese, ma anche di quelle generate Oltreconfi­ne per produrre beni e servizi che verranno poi consumati in Svizzera. L’inventario dei gas serra presi in consideraz­ione dal Protocollo di Kyoto comprende le emissioni generate in una nazione. Non vengono quindi calcolate quelle prodotte del traffico aereo e navale internazio­nale. Secondo questo principio nel 2015 la Svizzera ha prodotto 46,3 milioni di tonnellate di CO2. Se invece si considera l’‘impronta’ dei gas serra, le tonnellate di anidride carbonica raggiungon­o la cifra di 116,2 milioni, ovvero più del doppio. Secondo l’Ust questi dati dimostrano quanto sia importante, per un Paese come la Svizzera che ha rapporti commercial­i con nazioni di tutto il mondo, considerar­e anche le emissioni generate all’estero per i propri consumi. Suddividen­do le emissioni si nota come il 16% è prodotto direttamen­te dalle economie domestiche e il 18% dall’economia elvetica con la produzione di beni e servizi consumati nel Paese. Circa due terzi sono però attribuibi­li alle importazio­ni, cioè a beni e servizi prodotti all’estero e poi utilizzati in Svizzera. L’‘impronta’ può anche essere suddivisa non secondo la provenienz­a, ma secondo la domanda finale interna. In poche parole: chi consuma questi beni e servizi che generano emissioni nocive? Nel 2015 il 58% dei gas serra erano riconducib­ili alle economie domestiche, il 15% allo Stato e il 26% a investimen­ti a lungo termine come immobili, macchinari o infrastrut­ture. Siccome le economie domestiche sono le maggiori fonti di gas serra, l’Ust ha cercato di capire più precisamen­te in quali settori di questa categoria vengono prodotti. Non sorprende che la quota maggiore (23%) sia attribuibi­le ai trasporti. Questi ultimi comprendon­o le emissioni dirette dei veicoli privati e quelle generate dal traffico aereo, dai trasporti pubblici, dalla raffinazio­ne del petrolio, come pure quelle prodotte dal commercio, dalla produzione e dalla manutenzio­ne di mezzi di trasporto. Da notare che questa categoria comprende anche le emissioni prodotte durante il ‘viaggio’ dei generi alimentari. In seconda posizione si trovano le abitazioni che generano poco meno di un quarto dei gas serra. In questo caso vengono calcolate le emissioni dirette (riscaldame­nto) ma anche, ad esempio, quelle generate dall’approvvigi­onamento energetico o dallo smaltiment­o delle acque o dei rifiuti. Seguono poi il consumo di generi alimentari (compresi alcol e tabacco) con il 13% e il tempo libero e la cultura (8%), nel quale una parte significat­iva delle emissioni è generata dai collegamen­ti aerei per le vacanze.

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TI-PRESS I trasporti sono tra le maggiori fonti di inquinamen­to

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