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L’export orologiero ha ripreso vigore

A gennaio le consegne all’estero sono salite del 13% su base annuale

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Neuchâtel – L’anno è incomincia­to bene per le esportazio­ni orologiere svizzere, che si confermano in netta ripresa: in gennaio l’export del settore si è attestato a 1,6 miliardi di franchi, con una progressio­ne del 13% su base annua. La crescita si spiega con la dinamica mostrata già nei mesi precedenti e con l’effetto base favorevole, commenta la Federazion­e dell’industria orologiera (Fh) in un comunicato. Nel solo segmento degli orologi da polso l’incremento di gennaio è stato del 12% a 1,5 miliardi, da ascrivere soprattutt­o agli articoli in metalli preziosi (+5% a 457 milioni di franchi) e in acciaio (+11% a 625 milioni). Tutti questi dati sono in termini di valore: ragionando in volumi l’aumento è meno sensibile e si attesta al 2,5%, per un numero complessiv­o di 1,9 milioni di singoli pezzi venduti. Differenzi­ato si presenta l’andamento dell’export in relazione ai segmenti di prezzo. Gli orologi di meno di 200 franchi hanno mostrato un calo (-3,5% in termini di valore), mentre in crescita si sono mostrati la gamma fra 200-500 franchi (+12%), il comparto 500-3000 franchi (+21%) e la fascia oltre i 3mila franchi (+10%). Per quanto riguarda i singoli mercati, Hong Kong rimane la piazza principale di sbocco, con 242 milioni: l’incremento registrato del 21% è il più elevato degli ultimi cinque anni, sottolinea la Fh. La Cina (+44% a 177 milioni) ha superato gli Stati Uniti (+10% a 163 milioni). In quarta posizione figura il Regno Unito (+5% a 92 milioni), seguito da Giappone (+13% a 89 milioni) e Germania (-4% a 84 milioni). Insieme queste sei regioni rappresent­ano il 52% dell’export elvetico del ramo. Le statistich­e diffuse ieri non hanno mancato di avere effetti palpabili in Borsa: il titolo Swatch nella prima ora di contrattaz­ione si è mostrato di gran lunga il più dinamico fra quelli dell’indice principale Smi, arrivando a guadagnare circa il 2%. Meno marcato (circa +1%) è stato l’incremento di corso di Richemont. Complessiv­amente, a gennaio, il commercio estero si è mostrato un po’ meno vivace. Le esportazio­ni sono infatti calate del 4,2% rispetto al mese precedente, mentre le importazio­ni sono aumentate del 7,5%, stabilendo un nuovo record mensile.

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