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Maxibordel­lo, altra petizione in vista

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Si prospetta una nuova raccolta firme contro il progetto di maxibordel­lo di Cadenazzo. Con il rilascio della licenza edilizia di cui ha riferito il ‘Cdt’, peraltro prevista come scrivevamo nell’edizione del 24 gennaio riferendo del preavviso cantonale favorevole, un gruppo di cittadini sta pensando ora di tornare alla carica contestand­o con una nuova petizione il cosiddetto ‘Centro benessere e casa di appuntamen­ti’ per un investimen­to di tre milioni di franchi, struttura prevista a nord della ferrovia tra via al Piano e via Industrie. Lo slancio, per ora alle battute iniziali, potrebbe concretizz­arsi a breve, come indicatoci da un residente. A mente del Municipio che ha dato come detto via libera al maxibordel­lo promosso da Massimo Marchetti, il ‘Centro benessere e casa di appuntamen­ti’ non sarebbe incompatib­ile con la funzione prevista dalla zona (artigianal­e e commercial­e). Dal profilo della destinazio­ne il Municipio aggiunge che la costruzion­e contestata non si differenzi­a da quella in oggetto di un’altra sentenza con cui il Tribunale cantonale amministra­tivo aveva chiarito che un postribolo fosse conforme alla funzione della zona artigianal­e e commercial­e, istituita dal Municipio con preavviso favorevole della Sezione dello sviluppo territoria­le. Respinte anche le altre riserve: riguardo alle molestie che potrebbe arrecare il centro alle abitazioni della zona, l’offerta di posteggi e l’insufficie­nza delle misure di sicurezza (segnatamen­te i rivestimen­ti utilizzati e le vie di fuga). Quanto al piano mansardato riservato al custode si chiedeva – invano – di proibire la trasformaz­ione dei vani in appartamen­ti: secondo il Comune tale destinazio­ne è però ammessa dalla zona di pianificaz­ione. La destinazio­ne dello stabilimen­to è insomma ritenuta conforme alla funzione e alle attività che le normative vigenti prevedono di attribuire alla zona in questione del Comune bellinzone­se. Sposando la posizione dell’istante il Municipio nega poi il diritto a due coppie di opporsi alla domanda di costruzion­e non appartenen­do – ritiene l’autorità in linea con i promotori – a quella limitata cerchia di persone toccate dal progetto in quanto – evidenzia il Comune – le loro case distano almeno un centinaio di metri dalla struttura contestata, da cui risultano inoltre separate da imponenti capannoni che nascondere­bbero il maxibordel­lo. Per l’esecutivo il fatto che la strada di accesso non passi davanti agli opponenti escludereb­be altri inconvenie­nti dal profilo del traffico indotto dalla presenza del bordello. CAVA

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TI-PRESS I cadenazzes­i non si arrendono

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