Duplice delitto di Zalende, rinvio a Milano
Pur confermando la responsabilità di entrambi gli imputati nel duplice delitto di Zalende (frazione di Brusio) i giudici della Corte d’Assise ieri sera non hanno emesso l’attesa sentenza, rinviando gli atti alla Corte d’Appello di Milano, limitatamente a due aspetti, uno per ogni imputato. I giudici della Suprema Corte, al termine di una Camera di consiglio durata tre ore, hanno accolto la richiesta avanzata dalla Pubblica accusa, alla quale si erano associati i difensori. Dunque, una nuova sezione di Corte d’Appello, su indicazione dei giudici di terzo grado, dovrà valutare l’aggravante della crudeltà per quanto concerne la posizione di Ruslan Cojocaru (36enne moldavo autore materiale del duplice delitto condannato all’ergastolo nei primi due gradi di giudizio) e il possesso della pistola Beretta (l’arma dei duplice omicidio) per stabilire la posizione di Ezio Gatti, 47enne valtellinese uscito dal processo di primo grado a Sondrio con il ruolo di mandante e dal processo d’Appello come complice del moldavo. Due differenti ruoli che al termine del giudizio d’Appello hanno visto Gatti condannato a 23 anni, due in più rispetto alla sentenza di Sondrio. Sia in Valtellina che nel capoluogo lombardo Cojocaru è stato condannato all’ergastolo. Per il fatto che la Suprema Corte ha confermato la responsabilità degli imputati, il rinvio a Milano non sembra prefigurare la possibilità che la sentenza definitiva possa essere differente rispetto a quelle già pronunciate. Probabilmente per Gatti si tornerà ai 21 anni inflitti a Sondrio, mentre per Cojocaru difficilmente cambierà la condanna all’ergastolo. Per una lettura più compiuta dell’ordinanza occorre tuttavia attendere il deposito delle motivazioni che hanno spinto la Suprema Corte a non scrivere la parola fine sulla tragica vicenda. Anche i giudici capitolini hanno escluso la premeditazione, sposando l’ipotesi di una tentata estorsione finita nel sangue. Tesi confermato dal fatto che sotto le unghie di Giampiero Ferrari, ucciso assieme alla moglie Gabriella Plozza, erano state trovate tracce di Dna del moldavo. Rimossa la premeditazione, i difensori hanno anticipato che per il nuovo processo d’Appello torneranno a riproporre il tema della giurisdizione del processo. M.M.