Più Rockets, (un po’) meno Ticino
Archiviato il secondo anno tra i professionisti, a Biasca ci si prepara già al terzo. ‘Valutiamo l’innesto di talenti da Oltralpe’.
Quaranta punti in 48 partite l’anno scorso, al debutto tra i professionisti. Quest’anno, invece, sono 24 in 46. Sembrerebbero impietosi, quei numeri. Invece non lo sono. Ma solo perché i Ticino Rockets sono nati con un unico scopo: preparare i giovani non ancora arrivati a maturazione al passaggio nel cosiddetto hockey dei grandi. «Infatti noi riteniamo che la stagione sia stata positiva – spiega il presidente Davide Mottis –. E per valutarne l’esito bisogna evidentemente anche guardare da dove siamo partiti. Infatti siamo stati un po’ vittime del nostro successo, siccome il campionato precedente si era concluso con un trend positivo e tanti elementi sono finiti ad Ambrì e Lugano, oppure altrove (pensando a Dal Pian, che ha firmato a Langenthal). Quel risultato ha finito col privarci di giocatori importanti che non è stato facile sostituire. I giovani che ne hanno rilevato il posto hanno avuto sì la possibilità di crescere, ma è chiaro che un po’ si è sentito il gap rispetto a quelle partenze. Anche solo pensando ai numeri, perché sono partiti più giocatori di quanti ne siano arrivati da sotto». E anche stavolta c’è gente che finirà la stagione altrove, come Zaccheo Dotti, Hrabec e Guidotti che faranno i playoff con l’Ajoie. «Questa è la dimostrazione che pure quest’anno si è lavorato bene. Nonostante le difficoltà, in molte partite ci è mancato davvero poco per fare risultato. E quel poco, spesso, è dettato dal fatto che le altre squadre abbiano stranieri in grado di fare la differenza. Se guardiamo all’insieme della stagione, ci sono state solo quattro o cinque sconfitte davvero pesanti. Nella stragrande maggioranza dei casi, invece, la differenza è stata minima». Gli stranieri, appunto: sin dall’inizio del progetto avete detto che non era vostra intenzione ingaggiarne, poiché quella dei Rockets è esclusivamente una squadra di formazione. Nel frattempo qualcosa è cambiato? «D’accordo con i direttori sportivi di Ambrì e Lugano, ovvero Paolo Duca e Roland Habisreutinger, da questo punto di vista non cambierà assolutamente nulla. Ciò che invece ormai da un paio di settimane si sta valutando è l’innesto di qualche giovane di talento, in arrivo da Oltregottardo. Anche perché già in questi mesi abbiamo ricevuto richieste da parte di giocatori, oppure da società interessate a inviarci dei loro ragazzi. Infatti si accorgono che da noi si lavora comunque bene, e i giovani che vengono formati hanno la possibilità concrete di farsi vedere. Con que- st’idea non si vuol certo snaturare il progetto, ma evidentemente in Ticino i numeri sono quelli che sono». Infatti lo dimostrano i risultati che stanno ottenendo gli juniores di Lugano e Ambrì, penultimi e ultimi in classifica negli élite A: il serbatoio a Sud delle Alpi non è sufficiente per soddisfare i bisogni di tante squadre. «Infatti. È anche per questo che dobbiamo guardarci in giro, per capire se riusciamo a identificare qualche talento che possa venire a Biasca, portando qualità e concorrenza. Ma pure quantità: quest’anno, quando alcuni nostri ragazzi sono andati alla Valascia e alla Resega per dare una mano, ci sono state partite in cui siamo stati costretti a giocare a tre linee, o poco più». Partito Cereda al termine della passata stagione, l’avete sostituito con un altro giovane tecnico, Jan Cadieux. «E la collaborazione tra noi è ottima. Anzi, aggiungo che sono contento del fatto che Jan abbia un contratto valido per un’altra stagione. Per lui quest’esperienza non è stata facilissima: infatti è arrivato a primavera inoltrata, quindi non è stato lui ad avviare la preparazione al campionato. Ciò nonostante si è calato subito nel ruolo e ha creduto con convinzione al progetto, portando a sua volta qualcosa di nuovo. Ed è ormai da qualche settimana che sta lavorando con Duca e Habisreutinger alla pianificazione futura».