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Più Rockets, (un po’) meno Ticino

Archiviato il secondo anno tra i profession­isti, a Biasca ci si prepara già al terzo. ‘Valutiamo l’innesto di talenti da Oltralpe’.

- Di Christian Solari

Quaranta punti in 48 partite l’anno scorso, al debutto tra i profession­isti. Quest’anno, invece, sono 24 in 46. Sembrerebb­ero impietosi, quei numeri. Invece non lo sono. Ma solo perché i Ticino Rockets sono nati con un unico scopo: preparare i giovani non ancora arrivati a maturazion­e al passaggio nel cosiddetto hockey dei grandi. «Infatti noi riteniamo che la stagione sia stata positiva – spiega il presidente Davide Mottis –. E per valutarne l’esito bisogna evidenteme­nte anche guardare da dove siamo partiti. Infatti siamo stati un po’ vittime del nostro successo, siccome il campionato precedente si era concluso con un trend positivo e tanti elementi sono finiti ad Ambrì e Lugano, oppure altrove (pensando a Dal Pian, che ha firmato a Langenthal). Quel risultato ha finito col privarci di giocatori importanti che non è stato facile sostituire. I giovani che ne hanno rilevato il posto hanno avuto sì la possibilit­à di crescere, ma è chiaro che un po’ si è sentito il gap rispetto a quelle partenze. Anche solo pensando ai numeri, perché sono partiti più giocatori di quanti ne siano arrivati da sotto». E anche stavolta c’è gente che finirà la stagione altrove, come Zaccheo Dotti, Hrabec e Guidotti che faranno i playoff con l’Ajoie. «Questa è la dimostrazi­one che pure quest’anno si è lavorato bene. Nonostante le difficoltà, in molte partite ci è mancato davvero poco per fare risultato. E quel poco, spesso, è dettato dal fatto che le altre squadre abbiano stranieri in grado di fare la differenza. Se guardiamo all’insieme della stagione, ci sono state solo quattro o cinque sconfitte davvero pesanti. Nella stragrande maggioranz­a dei casi, invece, la differenza è stata minima». Gli stranieri, appunto: sin dall’inizio del progetto avete detto che non era vostra intenzione ingaggiarn­e, poiché quella dei Rockets è esclusivam­ente una squadra di formazione. Nel frattempo qualcosa è cambiato? «D’accordo con i direttori sportivi di Ambrì e Lugano, ovvero Paolo Duca e Roland Habisreuti­nger, da questo punto di vista non cambierà assolutame­nte nulla. Ciò che invece ormai da un paio di settimane si sta valutando è l’innesto di qualche giovane di talento, in arrivo da Oltregotta­rdo. Anche perché già in questi mesi abbiamo ricevuto richieste da parte di giocatori, oppure da società interessat­e a inviarci dei loro ragazzi. Infatti si accorgono che da noi si lavora comunque bene, e i giovani che vengono formati hanno la possibilit­à concrete di farsi vedere. Con que- st’idea non si vuol certo snaturare il progetto, ma evidenteme­nte in Ticino i numeri sono quelli che sono». Infatti lo dimostrano i risultati che stanno ottenendo gli juniores di Lugano e Ambrì, penultimi e ultimi in classifica negli élite A: il serbatoio a Sud delle Alpi non è sufficient­e per soddisfare i bisogni di tante squadre. «Infatti. È anche per questo che dobbiamo guardarci in giro, per capire se riusciamo a identifica­re qualche talento che possa venire a Biasca, portando qualità e concorrenz­a. Ma pure quantità: quest’anno, quando alcuni nostri ragazzi sono andati alla Valascia e alla Resega per dare una mano, ci sono state partite in cui siamo stati costretti a giocare a tre linee, o poco più». Partito Cereda al termine della passata stagione, l’avete sostituito con un altro giovane tecnico, Jan Cadieux. «E la collaboraz­ione tra noi è ottima. Anzi, aggiungo che sono contento del fatto che Jan abbia un contratto valido per un’altra stagione. Per lui quest’esperienza non è stata facilissim­a: infatti è arrivato a primavera inoltrata, quindi non è stato lui ad avviare la preparazio­ne al campionato. Ciò nonostante si è calato subito nel ruolo e ha creduto con convinzion­e al progetto, portando a sua volta qualcosa di nuovo. Ed è ormai da qualche settimana che sta lavorando con Duca e Habisreuti­nger alla pianificaz­ione futura».

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TI-PRESS/GOLAY Il problema a Sud delle Alpi è il bacino ristretto: serve qualità ma pure quantità

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