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‘Il diritto superiore è quello federale’

Per Pinoja e Filippini (Udc) non c’è preminenza degli accordi internazio­nali

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«Capisco i giuristi, ma oggi bisogna fare uno sforzo e dare un po’ meno importanza all’incertezza del diritto e pensare soprattutt­o al problema del mondo del lavoro in Ticino». Con queste parole Gabriele Pinoja, presidente della Commission­e speciale ‘Prima i nostri’ e capogruppo de La Destra, ha rispedito al mittente le critiche arrivate dai contrari all’iniziativa. Critiche principalm­ente rivolte al fatto che l’iniziativa lanciata dall’Udc e approvata in votazione nel 2016 sia in conflitto con il diritto superiore. Leggasi, Costituzio­ne svizzera e trattati internazio­nali. In primis, va da sé, l’Accordo di libera circolazio­ne delle persone. Un accordo che, per Pinoja, «è diventato incostituz­ionale il 9 febbraio 2014, quando il popolo ha approvato l’iniziativa ‘Contro l’immigrazio­ne di massa’». Di più. «Quando si parla di diritto superiore, che per noi svizzeri e residenti è il Diritto federale, ed il rapporto tra lo stesso e il diritto internazio­nale, bisogna dire che non c’è alcuna preminenza di uno sull’altro. È vero – ha concesso l’ex presidente dell’Udc – nella Costituzio­ne c’è scritto che Confederaz­ione e Cantoni rispettano il diritto internazio­nale, ma essa non sancisce in modo chiaro ed esaustivo il primato del diritto internazio­nale su quello federale». Per Pinoja, di conseguenz­a, quella dell’inapplicab­ilità è una tesi che non sta in piedi. «Si può fare, basta volerlo, basta osare. Il popolo lo ha voluto, e noi dobbiamo rispondere» gli ha fatto eco Lara Filippini (La Destra), relatrice del rapporto di minoranza. «Il Consiglio federale ed entrambe le Camere hanno dato il loro benestare all’iniziativa, ritenendol­a conforme alla Costituzio­ne». Ma al di là di norme e precedenze, ha rilevato la granconsig­liera democentri­sta, «parlando del Ticino è innegabile che, tolti i contingent­i e tutta una serie di paletti volti a proteggere il mercato del lavoro di pari passo all’aumento del frontalier­i – secondo le ultime statistich­e arrivati a superare le 65mila unità – il deperiment­o lavorativo e sociale è sotto gli occhi di tutti e non possiamo voltare la faccia facendo finta di nulla». Per Filippini, quindi, e senza convincere la maggioranz­a del plenum «il legislator­e può in piena cognizione di causa emanare norme contrarie al diritto internazio­nale quando si tratta di salvaguard­are interessi molto importanti».

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TI-PRESS Il capogruppo de La Destra

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