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Pubblico e parapubbli­co, di più non si può. E forse già si va oltre...

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Corsia preferenzi­ale al personale residente in Svizzera là dove c’entra lo Stato, dunque nelle aziende pubbliche e parapubbli­che (dall’Ente ospedalier­o, alla Supsi, all’Aet e via discorrend­o), ma anche nelle strutture ospedalier­e private e nelle altre istituzion­i finanziate dal Cantone tramite un contratto di prestazion­e. È il piccolo spiraglio, o pertugio, dove forse è possibile inserirsi perché – aziende private finanziate dall’ente pubblico a parte – si conferma una realtà già consolidat­a: qui lavora tutto, o comunque molto, personale residente, salvo ovviamente là dove vi è carenza di manodopera “indigena”. Così si spiega la decisione apparentem­ente contraddit­toria presa ieri dal Gran Consiglio che da un lato ha bocciato l’applicazio­ne legislativ­a – così come proposta dall’Udc – dell’iniziativa popolare “Prima i nostri” e dall’altra ha dato via libera a sette iniziative parlamenta­ri che autorizzan­o la priorità in alcuni specifici settori. Non senza qualche perplessit­à sulla applicabil­ità di queste ultime, considerat­o appunto il prevalere del diritto superiore (federale e internazio­nale). Ma qualcosa andava fatto e il “segnale” è stato così raccolto. Almeno in parte. Così come è stata recepita l’idea – contenuta in una mozione di Gabriele Pinoja (Udc) – di meglio controllar­e il settore del collocamen­to e prestito del personale, dove operano oltre cento agenzie e si lavora in un ambiente non proprio ideale, per usare un eufemismo (il mozionante c’è andato giù più duro e se l’ha fatto lui che appartiene al gruppo ‘La Destra’...). Via libera anche all’altra mozione, sempre di Pinoja, sulla reciprocit­à con l’Italia in riferiment­o agli accordi bilaterali, troppo spesso unidirezio­nale (la rispettiam­o solo noi). Più attenzione al personale residente – ma già si fa tanto – dunque all’Eoc, BancaStato, all’Azienda turistica ticinese e alle Otr, all’Usi e alla Supsi, come nelle aziende dei trasporti pubblici finanziate dallo Stato, e ancora nell’Azienda cantonale dei rifiuti. Poi magari non sarebbe male darci un occhio anche negli istituti sanitari privati finanziati pubblicame­nte. Di più, pare di capire, non si può fare. E lo si sapeva fin dall’inizio, ha detto Simone Ghisla, già commissari­o per “Prima i nostri” fra i più attivi.

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Simone Ghisla, deputato Ppd

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