Venti intensi anni di Temus
Lo storico club di Serocca taglia l’invidiato traguardo, un bilancio all’insegna dell’effetto nostalgia Il direttore del locale ripercorre le tappe principali che l’hanno affermato nella movida ticinese, dall’identità alla Legge sugli esercizi pubblici
Colori sgargianti, luci ammalianti, grafica accattivante. È metà pomeriggio, ma al Temus Club di Serocca d’Agno è buio pesto, finché il banner preparato appositamente per festeggiare i vent’anni di uno dei locali più famosi del Ticino non prende vita, illuminando la chiacchierata con il direttore Mirko Jemini (38 anni).
Vent’anni per un locale pubblico nella movida ticinese sono un’infinità. Qual è il segreto del Temus?
Ha saputo evolversi e adattarsi al mercato, mantenendo la sua personalità e i propri punti di forza. In particolare, il nostro più grande successo è stato farlo diventare locale notturno (tre anni fa, ndr) conservando la formula che ci ha fatto conoscere e amare dal pubblico.
Tra i punti di forza c’è anche la serata karaoke del lunedì...
Quella è intoccabile! Esiste dall’inizio e fa parte dei pilastri della nostra offerta. Abbiamo mantenuto anche la musica live, siamo gli unici in Ticino oltre al Woodstock di Bellinzona a proporla. In generale, da quando ho preso la gestione (nel 2008, ndr) ho cercato di portare avanti le serate storiche. Alcune però sono scomparse, o quasi, come il cabaret del giovedì: morto a causa di Zelig e Colorado.
Quant’è importante il fattore identitario per un locale?
È centrale, dà credibilità. L’identità viene plasmata non solo da chi lo frequenta ma anche da chi lo gestisce: non potrei fare questo lavoro, se non mi divertissi. È un plusvalore e in generale prestiamo molta attenzione alla qualità. Non essendo in centro, dobbiamo dare quel qualcosa di più: ospiti, marketing.
Cosa puoi dire quindi che ci sia di tuo nell’identità del Temus?
Il legame è prima di tutto affettivo: è stato uno dei primi locali in cui ho suonato a 18 anni. Nasco come dj, vengo dal mondo delle discoteche (ex direttore artistico del Titanic e dj all’Altromondo Studios di Rimini per esempio, ndr): lo stile scenografico attuale è una conseguenza di questo background. Sono bleniese e il
salto dai bar di zona al Temus non è stato evidente.
Siete anche un punto di riferimento per le band emergenti e non...
Non c’è gruppo ticinese che non sia passato di qui. Teniamo a loro e spesso gli facciamo fare da opening act. E non sempre è facile abbinare perché sono in aumento le band che fanno punk, trash; il rock classico è meno suonato.
L’impronta nostalgica è parte importante della vostra offerta. Perché?
Sembrerà banale, ma è perché c’è interesse.
Le serate a tema anni 80 e 90 sono quelle sulle quali stiamo investendo di più negli ultimi 4-5 anni. Stiamo richiamando tanti artisti di quel periodo, dal rock alla disco, nomi importanti che all’epoca erano all’apice del successo e irraggiungibili. Oggi sono ancora di grande richiamo per il target degli over 30, ma più abbordabili. È stata anche una scelta di riorientamento, perché c’è stato un periodo – tra il 2008 e il 2012 – in cui il Temus è stato frequentato soprattutto da giovanissimi (16-18enni).
Tra i cambiamenti più grandi, la nuova Legge sugli esercizi pubblici, che ha modificato gli orari di apertura. Un primo bilancio?
Per noi è un problema, ne soffriamo molto. Abbiamo il permesso di tenere aperto fino alle 6, ma di fatto dalle 4 i locali si svuotano. Per i discobar è una bella cosa, ma noi soffriamo perché mina l’ora più importante: il pre-serata. Per fortuna abbiamo i concerti e gli altri eventi. I locali che ne traggono vantaggio sono pochi.
Volgendo lo sguardo al futuro, ti vedi ancora alla guida del Temus?
Sì, mi vedo qui. Mi spiacerebbe chiudesse e se qualcuno mi dovesse sostituire mi piacerebbe che portasse avanti la stessa linea, mantenendo il target di età medioalto. Manterremo i live e anzi cercheremo di migliorarli, ma non diventeremo solo discoteca: in tal caso, altri vent’anni sarebbero da escludere.
E il ventennale come sarà?
È già iniziato (dura tutta la stagione, ndr). Stiamo cercando di portare più ospiti possibili e di riportare i nomi che hanno fatto la nostra storia. In cantiere c’è anche una serata particolare: per le coppie che si sono conosciute qui.