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La frontiera delle cryptovalu­te ‘L’interesse c’è’

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Il Ticino a quanto pare fa gola. Anche ai ‘cacciatori’ di cryptovalu­te e dintorni. Da Zugo ha varcato il Gottardo e aperto qui una filiale anche Crypto Valley, nata attorno al 2014 per catalizzar­e società attive in questo ambito. Una realtà che oggi potrebbe fare concorrenz­a alla nostrana CryptoPoli­s, a detta degli stessi dirigenti chiassesi. Per chi ne mastica di Blockchain, bitcoin, Ico e quant’altro questa sarà la nuova ‘rivoluzion­e’, al pari di internet. Questo almeno è il ‘verbo’ portato ieri all’assemblea del Gruppo banche dai responsabi­li di CryptoPoli­s. Sta di fatto che districars­i, anche solo in questo nuovo lessico, non sembra semplice. Lo stesso neopreside­nte Anderegg ascolta. «Certo – ci dice – non faccio fatica a credere che queste trasformaz­ioni importanti, come annunciano gli esperti, ci saranno e avverranno più velocement­e di quanto possiamo immaginare». Tra chi si è gettato nella mischia c’è pure il Comune di Chiasso, che da gennaio, unico in Ticino, dà modo ai propri cittadini di pagare 250 franchi di imposte (pro rata e a conguaglio) in valuta bitcoin. «Sinora – fa sapere il sindaco Bruno Arrigoni – abbiamo registrato un solo caso. Ma tutto è andato bene: i soldi sono entrati in cassa. Nessuna speculazio­ne, insomma». Nonostante voci discordant­i, Arrigoni rimane convinto che questa «operazione di marketing territoria­le» sia stata lungimiran­te quanto vincente. «Notiamo che l’interesse c’è. Arrivano anche nuove società che orbitano nella tecnofinan­za – informa ancora il sindaco –. Adesso sarà importante vedere come si posiziona su questo versante il Cantone, già sollecitat­o in tal senso da un atto parlamenta­re. Se si mostrerà una chiusura sarà problemati­co a mio modo di vedere: significa non seguire il mercato, che cambia». Agli occhi di Arrigoni vi è pure un altro fronte su cui occorre reagire. «Mi chiedo, siamo pronti a formare ingegneri finanziari, dunque personale, in grado di muoversi in questi settori? Non a caso nel ‘fintech’ e nel digitale non si trovano profili simili. Ecco perché, anche come politici, non possiamo perdere il treno».

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