È lei la nuova stella del jazz
Trombettista, cantante e compositrice catalana, a 10 anni è stata notata in una scuola di musica. A 13 i primi concerti, fino a rivelarsi una virtuosa...
Trombettista, cantante, compositrice, 22 anni, stella catalana del jazz. Ospite del Jazz Cat Club lunedì 26 febbraio, alle 20.30, Andrea Motis presenterà al Teatro del Gatto di Ascona ‘Emotional Dance’, il suo primo album da solista, pubblicato nientemeno che da Impulse.
Su YouTube i tuoi video con Joan Chamorro hanno raccolto milioni di clic e i media ti descrivono come stella nascente. Come ti senti in questo ruolo?
Lavoro con Joan Chamorro da 7-8 anni ed è a lui che si deve la nostra grande visibilità. Ha fatto un lavoro incredibile; concerto dopo concerto, passando per collaborazioni con artisti come Quincy Jones o Scott Hamilton e partecipazioni a show radiotelevisivi, è stato un crescendo. Ma tutto si è sviluppato gradualmente. Sono grata alla mia famiglia e a Joan di essere sempre stati al mio fianco, selezionando bene le cose da fare, evitando quelle in cui rischiavo di bruciarmi, in modo da costruire un percorso lineare e una carriera che possa durare nel tempo.
‘Emotional Dance’ è stato distribuito dalla stessa etichetta che aveva pubblicato Charles Mingus e John Coltrane. Com’è nato questo progetto?
Questo è solo il primo album che porta il mio nome, ma il gruppo con cui suono è lo stesso con il quale collaboro ed incido da 7-8 anni. Diciamo che è la continuazione di un progetto che coinvolge Joan Chamorro e tutti i fantastici musicisti del gruppo con cui ho la fortuna di poter lavorare. Questo è anche il primo album che contiene mie composizioni. Il fatto che sia uscito per la Impulse, non può che rendermi felice.
Joan Chamorro è stata la persona più importante nella tua giovane carriera… Parlaci un po’ di lui.
Ho incontrato Joan Chamorro a 10 anni, alla scuola di musica. Ci faceva ascoltare i classici del jazz. A 11 anni ho iniziato a imparare il sax ed è stato lui a darmi lezioni private alla scuola e a inserirmi in quella che sarebbe diventata la Sant Andreu Jazz Band, dove abbiamo iniziato a suonare dixieland e arrangiamenti per big band. Ben presto mi ha poi coinvolta anche nei suoi progetti professionali ed è così che a 13 anni ho fatti i primi concerti. Son molto grata a Joan per i suoi mille consigli, che mi sono utili ancora oggi. Mi ha insegnato a diventare una musicista professionista. E in più è una persona squisita, un fantastico docente e amico.
Tu sei una musicista jazz, ma ascolti anche altri generi musicali? Ho sentito che in ogni concerto piazzi una canzone di Amy Winehouse…
Sì, non ho mai avuto problemi a suonare altra musica, anzi. Nel nostro repertorio abbiamo versioni di brani come ‘Hallelujah’ di Leonard Cohen, ‘Valerie’ o ‘You know I’m not good’ di Amy Winehouse, ma anche ‘There’s no sunshine when she’s gone’ di Bill Withers, accanto a numerosi pezzi samba e bossa nova. Tra l’altro, l’anno scorso ho avviato due nuovi progetti musicali: il primo, ‘Nit d’estiu i festa’, spazia dal jazz alla dance e al funky contemporaneo; il secondo, ‘Brasil’, è
incentrato su vecchie e nuove musiche brasiliane, e nuove composizioni.
In ‘Emotional Dance’ canti e suoni cose tue ma anche Billie Holiday e classici di Cole Porter, Johnny Mercer, Tom Jobim e Horace Silver... Quali sono le tue principali influenze?
Le influenze sono tantissime, da cantanti storiche come Sarah Vaughan, Nancy Wilson, Annie Ross, a quelle contemporanee come Cécile McLorin o Esperanza Spalding. Fra gli strumentisti potrei citare Blue Mitchell, Chet, Dizzy, Lester Young, Lennie Tristano, Parker, Cannonball… O attualmente Avishai Cohen, Tom Harrell, Ahmad Jamal, che sono solo alcuni fra i mei musicisti preferiti, con cui mi piacerebbe anche suonare.
Tromba, canto, composizione... Come vedi il tuo futuro?
Sto sempre cercando di progredire, sia alla tromba sia al canto, e mi sono posta l’obiettivo di comporre e suonare maggiormente cose mie, anche se non smetterò mai di suonare standard e grandi classici. Sono motivatissima. Non posso dire di avere una preferenza. Spero di poter continuare a fare quello che faccio oggi e che amo: inventare nuovi progetti con grandi musicisti, comporre, divertirmi a suonare in giro col mio gruppo, continuare ad avere un po’ di tempo per me stessa. Vorrei anche dedicarmi un po’ di più all’insegnamento.
Tu sei di Barcellona. Che cosa ne pensi della questione catalana?
Non è una pazzia, come tanti dicono in Europa. I catalani scontenti che desiderano un cambiamento vanno ascoltati.